"Paradossi del tempo". Testo integrale. 1.
L’immagine del tempo dominante nel nostro senso comune (di lontana origine aristotelica, ma confermata anche da Newton, che ritiene questo l’unico tempo verum et mathematicum) è costituita da una retta infinita sulla quale scorre, a velocità costante, un punto indivisibile e inesteso, il presente, che avanza separando in maniera irreversibile il passato, che gli sta alle spalle, dal futuro, verso cui procede. Classe III. Classe IV.
Pensiero Critico - Critical Thinking. FILOSOFIA/ Da Tommaso Moro a Zamjatin, se la letteratura salva l’“io” dall’utopia. «Le utopie appaiono oggi assai più realizzabili di quanto non si credesse un tempo.
E noi ci troviamo attualmente davanti a una questione ben più angosciosa: come evitare la loro realizzazione definitiva?». Così si interrogava Nikolaj Berdjaev dopo essere stato espulso nel 1922 dall’Unione Sovietica, formulando una questione che segna un carattere peculiare dell’uomo contemporaneo. L’epoca moderna, infatti, è stata accompagnata dal fiorire del pensiero utopico, del discorso intorno a quel “luogo buono” (eu-topos) che ancora “non c’è” (ou-topos). Ma nel Novecento sembra prevalere un diverso atteggiamento, veicolato da opere saggistiche e soprattutto narrative di carattere anti-utopico o distopico. Un genere, quello distopico, che ha trovato grande sviluppo anche nelle espressioni artistiche più popolari, come i film “catastrofisti” e i fumetti di taglio “apocalittico”. Sarebbe però erroneo contrapporre la distopia all’utopia. . © Riproduzione Riservata. Distopia: tra realtà storica e finzione letteraria.
Roberta Cafuri: L'arte tra Utopie e Distopie. Paola Gatti, Discorso utopico e distopico (Mneme) Salta la barra di navigazione Paola Gatti Abbiamo ancora bisogno di utopie?
Accanto al genere filosofico dell'utopia, la descrizione della società felice e perfetta, nel nostro secolo è nato il genere letterario della distopia, nel quale viene presentata, non più nel sogno ma nell'incubo, la società peggiore possibile. Dall'osservazione che le distopie riproducono molti tratti delle utopie si è voluto spesso concludere che esse vanno considerate quasi uno smascheramento della loro implicita perversità. Ma il rapporto è più complesso: se l'utopia descrive una società senza nessuna connessione spazio-temporale con quella reale e totalmente fondata sulla razionalità, la distopia muove dalle tendenze esistenti e le esamina nelle loro ultime conseguenze. Tale finalità ideale è facile da ravvisare nelle celebri utopie della storia della filosofia purché non si commetta l'errore di proiettare su di esse categorie anacronistiche.
Avete domande o riflessioni sugli argomenti qui trattati? La razza come mito 4. Huxley: il mondo nuovo. Gli studi di Ashley Montagu Nel 1942, l’antropologo inglese Ashley Montagu pubblica La razza.
Analisi di un mito in cui confronta la definizione di razza che emerge dalla discussione scientifica moderna (a partire dalle riflessioni provenienti da biologia, antropologia e linguistica) con il razzismo inteso come pregiudizio politico-culturale di fronte a ciò che è diverso, che acuisce in forme inedite il meccanismo di difesa e di reazione. “L’idea di razza è uno dei miti più pericolosi e più tragici del nostro tempo. I miti sono tanto più efficaci e pericolosi quanto meno se ne riconosce la vera natura. Molti di noi si compiacciono nel ritenere che siano i popoli primitivi a credere nei miti, mentre noi ce ne siamo completamente liberati. L’influenza del pensiero di Thomas Huxley sul nipote Aldous Temi del romanzo Brave new world anticipa temi quali lo sviluppo delle tecnologie della riproduzione, l’eugenetica e il controllo mentale usati per forgiare un nuovo modello di società. Razzismo 04 LIM. Traduzione Brave New World-Iron Maiden (HQ) L’apprendimento: storia, teoria e clinica.
Audiolezioni [registrazioni audio delle lezioni in classe] Le implicazioni sociali del condizionamento classico 2 [ripasso]; Le implicazioni cliniche degli studi sull’apprendimento [ripasso]; L’imprinting L’apprendimento è un processo attraverso cui un organismo vivente è modificato, più o meno definitivamente, da ciò che accade nel suo ambiente circostante e da ciò che fa.
Gli apprendimenti non sono tutti uguali, ma differiscono per la loro complessità e per le strutture cerebrali che chiamano in azione. Alcuni apprendimenti semplici, ad esempio, sono acquisiti dall’individuo in modo automatico e inconsapevole (attivano la parte più antica del cervello: il sistema limbico o il cervello rettiliano), mentre altri richiedono l’organizzazione cognitiva del’informazione (attivano la neocorteccia, la parte più recente ed evoluta del cervello, assente nelle specie animali inferiori). 1.
I comportamenti di risposta 2. I comportamenti di risposta assuefazione sensibilizzazione La scuola russa. Accademia Crusca: L’elasticità di resilienza. Ilsole24ore: Cosa è la Resilienza? CANBERRA – La “resilienza”, come l’amore, è difficile da definire.
Eppure tutti - dal Segretario delle Nazioni Unite Ban Ki-moon alle agenzie governative, ai consigli amministrativi delle aziende, e ai gruppi delle comunità - parlano di come costruirla o mantenerla. E allora, la resilienza è un concetto utile o solo una parola di una moda passeggera? Per rispondere a questa domanda, bisogna cominciare ponendone un’altra: Quanto pensate si possa cambiare senza diventare una persona diversa? "Le due culture", 50 anni dopo in Percorsi. 15/06/2009 - Diffidenza, mancanza di comunicazione, reciproco disinteresse se non disprezzo.
Tra scienze e discipline umanistiche non corre buon sangue. Cinquant’anni fa, lo scrittore, politico e intellettuale inglese Charles Snow metteva nero su bianco questa difficoltà a parlarsi tra scienziati e umanisti nel celebre pamphlet Le due culture.