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Dieci usi dello smartphone nelle mie lezioni

Dieci usi dello smartphone nelle mie lezioni
Non volevo scrivere questo articolo, perché mi sembra di dare più importanza al mezzo che al fine, ma mi pare che sia urgente fare un po’ di chiarezza su quella che sta passando come la morte dell’istruzione, per non dire la fine del mondo: l’apertura del MIUR verso l’uso del cellulare per scopi didattici. Che poi mi viene pure da ridere… io faccio usare il cellulare da anni e con ottimi risultati raccontandolo ampiamente in questo blog, ma all’improvviso tutti diventano esperti di didattica e sono pronti a proclamare ai quattro venti che lo smartphone rende stupidi e manipolabili (digitandolo compulsivamente sul loro cellulare). E allora vi racconto dieci utilizzi efficaci dello smartphone che ho sperimentato durante le ore di disegno e storia dell’arte, giusto per parlare di cose concrete. 2 – Leggere un articolo dal blogSpesso interrompo la presentazione per andare online a cercare un articolo del blog scritto apposta per approfondire un argomento. Related:  martinapDidattica innovativa e inclusivaed artistica

BRICKS –rivista Pua! che “Decalogo” – La scuola che non c’è (ed altre storie) Il combinato disposto di giornalisti manipolatori ed esperti (un po’ creduloni, e che un po’ ci marciano) fanno poi il resto: Key4biz. Nel documento del MIUR si parla di introdurre il cellulare anche nella scuola primaria… (?) Alberto Contri. Questa è una follia bella e buona, un vero e proprio delitto, che testimonia purtroppo una palese ignoranza in campo neurologico e pedagogico. Naturalmente, nel Decalogo non si dice niente di simile. E ancora. È del tutto evidente che i tasti quadrati del pc rimanderanno indietro impulsi tutti uguali per lettere tutte diverse, con i successivi problemi, come dimostrato dagli studi di Karin James. Questa sembra essere l’idea che i critici, quando va bene, hanno della Commissione ( ma anche delle altre che lavorano al PNSD): al MIUR opera una banda di burocrati ignoranti se non addirittura prezzolati. Che i più giovani usino il cellulare soprattutto per distrarsi, è un dato oramai assodato. Terrorismo digitale La lobby delle multinazionali Hi-Tech

Il museo della luna di Luke Jerram Una luna di 7 metri di diametro sta viaggiando in giro per il mondo grazie al progetto Museum of the Moon, ideato dall’artista britannico Luke Jerram (1974). La gigantesca installazione, che consiste in una sfera illuminata dall’interno su cui vengono proiettate delle immagini ad alta risoluzione della superficie lunare fornite dalla NASA, è stata finora esposta in molteplici location: in Francia, Belgio, Regno Unito, India e Cina. In ogni occasione, l’opera viene modificata per adattarsi nel modo migliore possibile al contesto. “Sin dall’inizio della storia umana”, commenta l’artista, “la luna è stata una specie di ‘specchio culturale’ delle nostre idee, convinzioni e modi di vedere il mondo. Il museo della luna ci permette di osservare le differenze e le similitudini culturali nei diversi paesi. A seconda di dove l’opera viene mostrata, il suo significato cambia radicalmente.”

La prof domani non interroga: c’è il brainstorming! – Education 2.0 La prof domani non interroga: c’è il brainstorming! Capita spesso di dover assistere in classe ad un calo drastico dell’attenzione proprio nel momento in cui si comincia ad interrogare e ad effettuare una verifica delle abilità sui contenuti appresi dopo lo studio a casa. Eppure i docenti prima di iniziare la verifica orale di uno o due studenti, ricordano alla classe quanto ascoltare un compagno durante l’interrogazione potrebbe essere un modo per ripassare o per chiarire contenuti non appresi. Quello che accade in classe durante la classica interrogazione è quindi un coinvolgimento parziale: solo chi è sottoposto alla prova è davvero coinvolto o al massimo gli studenti seduti nelle prime file. La partecipazione e l’interesse sono infatti inversamente proporzionali alla distanza dello studente dal punto in cui siede il docente che cercherà in ogni modo di mantenere vivo l’interesse. Altro problema è quello di ciò che si verifica durante la classica interrogazione. Figura 1 (Fig.1-3).

“Persone online”, come il web ci ha cambiati negli ultimi 18 anni | Agenda Digitale “Quando nel 1999 è stata pubblicata la prima edizione de la Psicologia di Internet (Raffaello Cortina, 2017, edizione italiana, a cura mia e di Stefano Moriggi) dominavano ancora le librerie di calce e mattoni”, così prende avvio la prefazione alla seconda edizione del volume di Patricia Wallace. Che non si tratti di una seconda edizione, ma di un libro integralmente nuovo lo dimostra, proprio, questo incipit. Dalla fine dello scorso millennio le tecnologie digitali della comunicazione sono, infatti, radicalmente mutate e con loro è cambiato radicalmente il nostro modo di interagire con esse e conseguentemente la nostra vita. In questi diciotto anni, il mondo è divenuto “digitale” e Internet è diffusa ormai quanto la luce elettrica. La psicologia della persona online: libertà di accesso e di critica e narcisismo Per contro e in positivo, chi di noi potrebbe oggi fare a meno di Internet o dei social network anche solo per il proprio lavoro. Social network: miseria e nobiltà

Non si dica “E’ un semplice PPT!” Tre anni sono trascorsi dal momento in cui ho iniziato con la classe, che ha terminato gli esami di licenza media nei giorni scorsi, un percorso innovativo: l’uso delle ICT nella didattica dell’italiano. All’inizio sembrava tutto un po’ complicato, abbiamo dovuto superare tante difficoltà, per non parlare dei limiti, diciamo, “mentali” dei colleghi che hanno più volte denigrato il lavoro affermando che non si faceva didattica, ma si stava giocando. Un gioco che oggi è servito anche a loro, perché pur di ottenere qualcosa dalla valorizzazione del merito, alla voce uso delle ICT nella didattica, hanno utilizzato alcune semplici applicazioni, dunque, viene spontaneo chiedersi: hanno giocato anche loro? Gli alunni di certo non hanno giocato, il loro è stato un percorso guidato e ragionato sull’uso delle tecnologie nella didattica, che sono e saranno sempre strumenti per la didattica. Mi piace:

Studiare con la linea del tempo Ho già parlato dell’apprendimento attraverso mappe concettuali e mappe mentali, della capacità di prendere appunti e del metodo di studio in generale. Oggi voglio continuare a parlare di apprendimento efficace attraverso l’uso delle linee del tempo (timeline in inglese). Spesso si trovano già pronte sui libri ma credo che la realizzazione autonoma di una linea del tempo possa costituire un buon esercizio per ricomporre la sequenza o l’evoluzione di una disciplina, qualunque essa sia. La linea del tempo, qualunque stile grafico abbia, dovrà contenere quattro elementi visivi: – un sistema per definire la traiettoria temporale (convenzionalmente corre da sinistra verso destra) – elementi che definiscono vari punti o segmenti sul tracciato temporale – titoli o immagini che definiscono ogni evento – etichette e richiami di approfondimento sulla traiettoria o al di fuori di essa Altre contengono diagrammi e altri dati identificativi dell’evoluzione di un fenomeno.

A lezione di scuola innovativa Dall’apprendimento collaborativo al debate, dal volontariato al fablab, dagli spazi costruiti per il benessere degli studenti ai libri autoprodotti: l’innovazione a scuola non passa solo attraverso la didattica ma si costruisce attraverso tanti strumenti, a volte anche banali, da adattare alla realtà dei ragazzi. “L’obiettivo è superare la scuola basata sulle competenze più basse, la comprensione e l’analisi, per arrivare a sviluppare qualità come empatia, collaboratività, creatività, autoimprenditorialità, le soft skill che sono poi quelle che oggi non riesce a trovare il mondo del lavoro”. A parlare è Lorenzo Newman, responsabile education di Ashoka, la rete transnazionale di imprenditori sociali, che ha scelto le prime cinque scuole d’eccellenza italiane in fatto di innovazione. Con l’obiettivo ambizioso di avviare un cambiamento dal basso del sistema scolastico attraverso il riconoscimento di una didattica innovativa in una logica di condivisione dei metodi e degli strumenti.

ClassroomScreen - sfondi per la LIM Smartphone a Scuola per una nuova cittadinanza digitale: ecco perché Il Miur ha presentato il decalogo per l’uso consapevole a scuola degli smartphone. Vediamo i contenuti più interessanti dei dieci punti ministeriali. Perché è una novità importante Il MIUR, attraverso il primo e il secondo punto del decalogo riconosce il fatto che non si possono più chiudere gli occhi di fronte al cambiamento digitale ma che il cambiamento va governato e gestito, è quindi inutile proibire l’uso dello smartphone a scuola, ma ogni scuola dovrà predisporre un piano di Politiche di uso accettabile (PUA) dei device mobili in classe. Per una volta si tratta di una posizione d’avanguardia nel mondo, dal momento che l’uso degli smartphone è ancora proibito o molto limitato nella maggior parte dei paesi sviluppati (dalla Francia agli USA, passando per Gran Bretagna). Didattica, cittadinanza digitale e collaborazione scuola famiglia

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