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Valdagno: le opere assistenziali delle grandi industrie italiane (Lanificio Marzotto)

Valdagno: le opere assistenziali delle grandi industrie italiane (Lanificio Marzotto)

Settore Secondario Il settore secondario comprende le attività economiche di tipo industriale. Si consolida nel corso dello sviluppo economico ed è caratterizzato dall'utilizzo intensivo della tecnologia per la produzione dei beni. Il settore secondario è uno dei principali settori produttivi di un sistema economico. Un'altra origine fa risalire il nome "secondario" al fatto che i prodotti industriali sono destinati a soddisfare i bisogni secondari, in altri termini quei bisogni che sopraggiungono soltanto quando sono stati già soddisfatti i bisogni primari (alimentazione, casa, sicurezza). Il settore secondario si occupa della trasformazione delle materie prime e dei prodotti provenienti dal settore primario al fine di produrre dei nuovi prodotti finiti da collocare sui mercati di vendita. Metallurgia Il settore metallurgico è specializzato nella lavorazione dei metalli. Chimica Il settore chimico si occupa della produzione di sostanze impiegate nelle altre attività industriale. Metalmeccanica Edilizia

Radicchio di Treviso radicchio di Treviso Radicchio di Chioggia al cartoccio Ricetta velocissima! Io adoro tutti i radicchi, da quelli dolci a quelli amari, mi piacciono proprio tanto! Nel web si trovano tante di quelle ricette che vedono come protagonista questo meraviglioso vegetale… Devo dire che cotto al cartoccio lo trovo veramente divino! E visto che in questi giorni qui in Valle d’Aosta non è propriamente primavera, spesso preparo ancora dei piatti che scaldino come si deve! Ecco la mia versione del radicchio al cartoccio! Ingredienti (per 2 persone): 1 cespo di radicchio di Chioggia (si possono usare anche altri tipi di radicchio) olio evo 1 pizzico di sale 1 pizzico di pepe nero 1 spolverata di noce moscata Procedimento: Togliere le foglie esterne e lavare il radicchio. Li abbiamo mangiati accompagnati da una fetta di torta alle cime di rapa e da una piadina di farro integrale farcita con radicchio e cipolle stufati (le loro ricette magari le posterò più avanti!)

Pietro Ceccato Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Pietro Ceccato (Montecchio Maggiore, 17 febbraio 1905 – Padova, 6 gennaio 1956) è stato un imprenditore italiano, fondatore della Ceccato S.p.A.. Biografia[modifica | modifica sorgente] Gli studi e le passioni[modifica | modifica sorgente] Figlio di Alessandro Ceccato (1865-1933), farmacista di Montecchio Maggiore (Vicenza) e di Tullia Balestro (1867-1951), maestra elementare, Pietro Ceccato nacque a Montecchio Maggiore il 17 febbraio 1905. Dopo aver completato studi dell’obbligo e superiori presso istituti religiosi, si spostò all’Università di Padova, dove nel 1933 conseguì la laurea in Chimica e Farmacia. Sin dalla giovinezza coltivò contemporaneamente agli studi numerose passioni, che lo accompagnarono fino all’ultimo giorno di vita: la musica, il motociclismo e la meccanica. Le aspirazioni imprenditoriali[modifica | modifica sorgente] La Ceccato & C. La morte[modifica | modifica sorgente] Curiosità[modifica | modifica sorgente] Ceccato S.p.A.

La crisi dell'industria tessile nel Veneto Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle attività produttive. premesso che: - l'industria tessile nella regione Veneto sta attraversando una crisi gravissima; - nel Veneto tra cassaintegrati e lavoratori in mobilità, i posti a rischio nei settori del tessile, del calzaturiero e dell'occhialeria sono 11 mila 192; - l'8 marzo 2005 si è svolto uno sciopero nazionale per chiedere aiuto al Governo e si è scelta questa data emblematica, la giornata internazionale della donna, perché nei settori in crisi è impiegata soprattutto manodopera femminile; - esposte alla crisi sono non solo le grandi aziende, ma soprattutto le piccole e piccolissime che hanno operato nel decentramento produttivo per le grandi marche e che oggi rischiano di essere spazzate via, incapaci di riqualificarsi; - a Vicenza le difficoltà riguardano 1858 lavoratori, tra cui dipendenti di imprese importanti quali Gmf, Forall, Ranger; Per sapere se il Governo sia a conoscenza di questa drammatica situazione;

l'industria veneta perde il 5% dei ricavi VENEZIA Nel secondo trimestre del 2012 il fatturato industriale in Veneto è risultato in calo rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (-5,1%). Lo rivelo uno studio di Officina Veneto dal quale emerge anche in la situazione si dimostra meno difficile solo per le imprese di Venezia (-2,4%) e Belluno (-3,4%) che nel calo generalizzato hanno una miglior tenuta. Male per la manifattura della Marca che vede un calo di oltre sei punti percentuali rispetto al 2011. Padova fa segnare, invece, un meno 5,9%. Rimane problematica la situazione soprattutto delle micro e piccole imprese che diminuiscono il fatturato quasi dell’8%. l'Industria in difficoltà, basta alibi Colpa anche degli imprenditori «Industria in difficoltà, basta alibi Colpa anche degli imprenditori» Lauro Buoro, presidente di Nice: la crisi c’è dal 2007, oggi muore chi è rimasto fermo ODERZO (Treviso) — «Non ci sono alibi, tutti abbiamo avuto il tempo di mettere la barca in sicurezza. Chi non lo ha fatto non dia la colpa alla situazione complicata di oggi». Vede qualcosa di buono, in questa crisi, Lauro Buoro presidente e fondatore di Nice di Oderzo, ossia una delle non molte aziende dell’industria veneta con bilanci in decisa crescita. E il buono sta in una selezione naturale che salva le aziende vere e sane e non chi ha provato a cavarsela mantenendo l’orizzonte corto. È davvero convinto che la responsabilità delle situazioni di crisi aziendali sia prevalentemente sulle spalle dei proprietari? Perché? Molto spesso gli osservatori economici spiegano certi default con l’esistenza di settori ormai maturi che non potevano che esaurirsi. Torniamo a Oderzo, cioè alla sua azienda.

Industria veneto in crisi per chiusura dell'Ilva a Marghera La chiusura dell'Ilva blocca Marghera E l’industria veneta è in allarme Gravi conseguenze anche a Nordest: a rischio il maxi-deposito con 80 addetti. Ripercussioni pesanti per Fincantieri e siderurgia. Si teme l’effetto sui prezzi VENEZIA —Se Taranto piange, Marghera non ride. Anzi, la serrata dell’acciaieria Ilva, concretizzatasi lunedì dopo la nuova svolta nell’inchiesta, rischia di avere conseguenze devastanti su tutto il mondo siderurgico e produttivo veneto. «Abbiamo chiesto d'urgenza la convocazione di un tavolo di confronto con il governo Monti - dice Luca Trevisan della Fiom Cgil -. Per non parlare dell'indotto.

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