Materie plastiche Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Vari oggetti in plastica utilizzati in ambito domestico. Le materie plastiche sono materiali organici o semiorganici a elevato peso molecolare, cioè costituite da molecole con una catena molto lunga (macromolecole), che determinano in modo essenziale il quadro specifico delle caratteristiche dei materiali stessi.[1] Le materie plastiche possono essere costituite da polimeri puri o miscelati con additivi o cariche varie. I polimeri di base sono essenzialmente di origine sintetica, cioè derivati dal petrolio, ma vi sono anche materie plastiche sviluppate partendo da una matrice naturale. La IUPAC (Unione internazionale di chimica pura e applicata) nel definire le materie plastiche come "materiali polimerici che possono contenere altre sostanze finalizzate a migliorarne le proprietà o ridurre i costi", raccomanda l'utilizzo del termine polimeri al posto di quello generico di plastiche.[2] Materiali polimerici[modifica | modifica sorgente]
percentuale dei rifiuti in europa percentuale rifiuti in italia Rifiuti urbani 2011 Principali indicatori dei rifiuti urbani Andamento della produzione totale di rifiuto urbano nel Veneto Anni 1997 - 2011 - fonte: ARPAV - Osservatorio Regionale Rifiuti La produzione totale di rifiuti urbani in Veneto nel 2011 è pari a 2.305.401 t.Rispetto al 2010 la quantità di rifiuti urbani ha subito una diminuzione del 4,3%, attribuibile principalmente agli effetti della crisi economica. Andamento della produzione pro capite di rifiuto urbano nel Veneto e relativa variazione annua Anni 1997 – 2011- fonte: ARPAV - Osservatorio Regionale Rifiuti La produzione pro capite è diminuita del 4,7%, portandosi ad un valore di circa 465 kg/ab*anno (1,27 kg/ab*giorno), notevolmente inferiore a quella del 2010. Andamento della percentuale di RD nella regione Veneto Anni 1997 – 2011- fonte: ARPAV - Osservatorio Regionale Rifiuti Distribuzione dei comuni in base agli obiettivi di raccolta differenziata raggiunti Anno 2011- fonte: ARPAV - Osservatorio Regionale Rifiuti Dati per provincia
rifiuti Rifiuti tossici Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Deposito di rifiuti tossici nel Kentucky, 1980 I rifiuti tossici sono materiali di scarto che possono causare la morte, lesioni o difetti di nascita in creature viventi. Il pericolo di questi materiali aumenta in base alla loro facilità di dispersione e contaminazione, costituendo a lungo termine un rischio per lo stesso ambiente causando fenomeni di inquinamento idrico o del suolo o atmosferico come piogge acide, nevi chimiche ecc. Si tratta in genere di prodotti di provenienza industriale e commerciale, ma anche di uso domestico (prodotti delle pulizie, batterie, cosmetici, prodotti di giardinaggio), agricoltura (fertilizzanti chimici, pesticidi), militari (armi nucleari e chimiche), servizi medici (prodotti farmaceutici), fonti radioattive, industria leggera (impianti di lavaggio a secco). Storia[modifica | modifica sorgente] In Italia - Le ecomafie[modifica | modifica sorgente] [modifica | modifica sorgente] Note[modifica | modifica sorgente]
Raccolta differenziata Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Contenitori della raccolta differenziata Singapore Contenitori per la raccolta differenziata in Italia La raccolta differenziata, nell'ambito della suddivisione dei rifiuti, indica un sistema di raccolta dei rifiuti solidi urbani che prevede, per ogni tipologia di rifiuto, una prima selezione o differenziazione in base al tipo da parte dei cittadini diversificandola dunque dalla raccolta totalmente indifferenziata, prevalente sino a pochi anni fa. Per quanto detto dunque la raccolta differenziata è propedeutica alla corretta e più avanzata gestione dei rifiuti costituendone di fatto la prima fase dell'intero processo, ma perde di senso in mancanza degli impianti di trattamento/smaltimento dei rifiuti differenziati. Cenni storici[modifica | modifica sorgente] In attuazione di tale direttiva, il DPR 915 del 1982[2] stabiliva degli obblighi relativi al riciclo, al riuso e al recupero. Necessità della raccolta differenziata[modifica | modifica sorgente]
Combustibile solido secondario Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. La UNI 9903‐1 definisce il CDR (combustibile derivato da rifiuti) di qualità normale e quello di qualità elevata CDR-Q. Entrambi sono particolari CSS che in accordo alla UNI EN 15359 assumono una classe di CSS in base ai quantitativi di cloro e mercurio ed in funzione del PCI (potere calorifico inferiore) L'attuale scenario del CSS, essendo nuovo ed essendoci questa sovrapposizione tra CDR e CDR-Q come sottocategorie, ha generato nell'attuale scenario iniziale una confusione poco utile al dibattito sull'utilizzo delle categorie adibite a combustibile. Può derivare dal trattamento di frazioni omogenee e opportunamente selezionate di rifiuti urbani, rifiuti industriali, rifiuti commerciali, rifiuti da costruzione e demolizione, fanghi da depurazione delle acque reflue civili e industriali non pericolosi, ecc.[1] Si presenta di solito in varie forme, addensate o meno. Fasi produttive[modifica | modifica sorgente] Le principali operazioni sono: Cementifici.