Diario_di_un_maestro.pdf. Vittorio De Seta. Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vittorio De Seta (Palermo, 15 ottobre 1923 – Sellia Marina, 28 novembre 2011) è stato un regista e sceneggiatore italiano. Biografia[modifica | modifica wikitesto] Inizi[modifica | modifica wikitesto] Carriera[modifica | modifica wikitesto] I documentari che realizza negli anni 1950, ambientati prevalentemente in Sicilia e Sardegna, descrivono con potente espressività i modi di vivere del proletariato meridionale (feste sacre di Pasqua in Sicilia) e le dure condizioni di vita dei pescatori siciliani, dei minatori di zolfo nisseni, dei pastori della Barbagia.[3] Tra questi cortometraggi il documentario Isola di fuoco, ambientato nelle isole Eolie, viene premiato come miglior documentario al Festival di Cannes del 1955.[4] Nel 1966 realizza Un uomo a metà, che si allontana dal documentarismo che contraddistingue la sua carriera: è un'analisi in chiave psicanalitica della crisi di un intellettuale nei confronti del suo impegno sociale.
Anni 1950 1977-1980. Diario di un maestro. Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Due anni dopo l'uscita in tv, il film raggiunse le sale, scorciato a 135 minuti. Questa versione è stata selezionata tra i 100 film italiani da salvare[1]. §Trama[modifica | modifica wikitesto] In una scuola dell'estrema periferia romana, un giovane insegnante, nuovo dell'ambiente, invece di disinteressarsi della sua aula semivuota, decide di affrontare il problema del mancato rispetto dell'obbligo scolastico non in maniera burocratica, ma cercando per il quartiere i bambini che non frequentano le lezioni e dando a queste un assetto assolutamente atipico, quasi rivoluzionario per i programmi dell'epoca.
Ne nasce un'esperienza di arricchimento reciproco tra i piccoli alunni e il maestro (Bruno Cirino) il quale, agli occhi dei telespettatori, rappresenta la persona che pratica quegli ideali da tanti altri solo predicati. §Critica[modifica | modifica wikitesto] §Note[modifica | modifica wikitesto] ^ Rete degli Spettatori. Albino Bernardini il maestro di Pietralata presenta il suo ultimo libro. LA LEZIONE DI DE SETA 'DIARIO DI UN MAESTRO', UN' INDAGINE ATTUALE. «N on riesco a ricordarmi quand' è che il talento mi ha lasciato».
Edward G. Robinson pronuncia la battuta, tra le più folgoranti della storia del cinema, interpretando un regista che perde il lavoro nel film di Vincenti Minnelli Due settimane in un' altra città. Gianni Amelio, che gli fu assistente volontario, raccoglie la citazione per dire come questa dovesse essere la sensazione che spesso Vittorio De Seta provava mentre girava Diario di un maestro, il suo capolavoro cinetelevisivo. «Sul set, ma anche fuori- racconta Amelio - Vittorio parlava pochissimo. Quello era il film della sua maturità e temeva che la materia gli sfuggisse di mano e tendesse ad abbandonarlo, e ne soffriva come si soffre per la perdita di ciò che si ama». Diario di un maestro - Diario di un maestro - Terza puntata. Pubblicità Rai.tv su Rai.Tv su Rai.Tv nei siti Rai Fb Page Twitter Carosello Reloaded Diario di un maestro Diario di un maestro - Terza puntata Durata:01:06:38Andato in onda:25/02/1973Visualizzazioni: I problemi della borgata, ed in particolare quello della casa, così come i grandi problemi sociali della guerra e della crisi mondiale diventano occasione per acquisire valori, leggi, per accostare realtà culturali positive In evidenza Info Vuoi rivedere o riascoltare un altro programma?
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Ha risposto subito Massimo: "diventare miliardario! ". Sogno, condiviso dagli altri bambini, che ci fa riflettere. Oggi è difficile educare perché il nostro impegno di formare, a scuola, il cittadino che collabora, che antepone il bene comune a quello egoista, che rispetta e aiuta gli altri, è quotidianamente vanificato dai modelli proposti da chi possiede i mezzi per illuder...e che la felicità è nel denaro, nel potere, nell'emergere con tutti i mezzi, compresa la violenza. A questa forza perversa noi dobbiamo contrapporre l'educazione dei sentimenti: parlare di amore a chi crede nella violenza, parlare di pace preventiva a chi vuole la guerra.
Dobbiamo imparare a fare le cose difficili, come disse Gianni Rodari in una delle sue ultime poesie: parlare al sordo, mostrare la rosa al cieco, liberare gli schiavi che si credono liberi. Altro...