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Vittorio De Seta in “Enciclopedia del Cinema” Enciclopedia del Cinema (2003) di Mario Sesti De Seta, Vittorio Regista cinematografico, nato a Palermo il 15 ottobre 1923.

Vittorio De Seta in “Enciclopedia del Cinema”

Documentarista innovatore nell'uso del colore, nell'abolizione quasi totale della voce fuori campo e soprattutto nell'utilizzo del suono in presa diretta, in un'epoca in cui il cinema italiano praticava quasi esclusivamente la postsincronizzazione. Nei suoi film ha dimostrato un'acuta e analitica capacità di osservazione e un senso rigoroso della composizione nel rappresentare specifiche dimensioni umane, inserite nel paesaggio socio-antropologico e nel contesto psicoanalitico-esistenziale.

VITTORIO DE SETA, o la passione del reale. Un ricordo del regista di Diario di un maestro.

VITTORIO DE SETA, o la passione del reale

Lo scorso 28 novembre si è spento a Sellia Marina, in Calabria, Vittorio De Seta. Da molti anni in quel lembo di Sud il regista aveva imparato a fare il contadino e si occupava degli uliveti di famiglia. Il suo ultimo lungometraggio, Lettere dal Sahara, risale al 2006. Vittorio De Seta è stato uno dei grandi appartati del nostro cinema. Maestro schivo e solitario come pochi, nel corso di mezzo secolo ha girato pochissime opere. Franco Maresco, De Seta è riuscito a preservare la sua "indipendenza" in un'epoca in cui non esistevano le condizioni per essere dei cineasti davvero indipendenti. Estraneo. Diario di un maestro. Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Diario di un maestro

Due anni dopo l'uscita in tv, il film raggiunse le sale, scorciato a 135 minuti. Questa versione è stata selezionata tra i 100 film italiani da salvare[1]. §Trama[modifica | modifica wikitesto] In una scuola dell'estrema periferia romana, un giovane insegnante, nuovo dell'ambiente, invece di disinteressarsi della sua aula semivuota, decide di affrontare il problema del mancato rispetto dell'obbligo scolastico non in maniera burocratica, ma cercando per il quartiere i bambini che non frequentano le lezioni e dando a queste un assetto assolutamente atipico, quasi rivoluzionario per i programmi dell'epoca.

Ne nasce un'esperienza di arricchimento reciproco tra i piccoli alunni e il maestro (Bruno Cirino) il quale, agli occhi dei telespettatori, rappresenta la persona che pratica quegli ideali da tanti altri solo predicati. §Critica[modifica | modifica wikitesto] §Note[modifica | modifica wikitesto] ^ Rete degli Spettatori. Trama del film "Diario di un maestro" Diario di un maestro. Di Vittorio De Seta (Italia, 1972) Sinossi Bruno D’Angelo, maestro di origine napoletana, ottiene la nomina come insegnante elementare nella difficile scuola “Francesco Ruffini” del popolare quartiere Tiburtino 3° a Roma.

Diario di un maestro

La sua classe, una quinta elementare, è formata da ragazzi a rischio , ‘scarti’ delle altre scolaresche, fanciulli con situazioni familiari o finanziarie particolari. La maggior parte di questi scolari è destinata a perdersi nel mondo del lavoro minorile oppure, peggio, a finire nell’universo della micro-criminalità con tutto il logico percorso formato dal riformatorio e successivamente dal carcere.

LA LEZIONE DI DE SETA 'DIARIO DI UN MAESTRO', UN' INDAGINE ATTUALE. «N on riesco a ricordarmi quand' è che il talento mi ha lasciato».

LA LEZIONE DI DE SETA 'DIARIO DI UN MAESTRO', UN' INDAGINE ATTUALE

Edward G. Robinson pronuncia la battuta, tra le più folgoranti della storia del cinema, interpretando un regista che perde il lavoro nel film di Vincenti Minnelli Due settimane in un' altra città. Gianni Amelio, che gli fu assistente volontario, raccoglie la citazione per dire come questa dovesse essere la sensazione che spesso Vittorio De Seta provava mentre girava Diario di un maestro, il suo capolavoro cinetelevisivo. «Sul set, ma anche fuori- racconta Amelio - Vittorio parlava pochissimo. Quello era il film della sua maturità e temeva che la materia gli sfuggisse di mano e tendesse ad abbandonarlo, e ne soffriva come si soffre per la perdita di ciò che si ama».

DIARIO DI UN MAESTRO - La scuola di Vittorio De Seta. Sembra ieri - almeno per chi c’era – eppure lo stacco dall’oggi è di circa quattro decenni.

DIARIO DI UN MAESTRO - La scuola di Vittorio De Seta

Tanti. E’ il 1973: anno in cui il governo decreta per sei mesi un inutile stato di austerità (tra gli altri provvedimenti cinema e teatri chiudono entro le 23.00, sui palinsesti del piccolo schermo cala il sipario alle 22.45), nascono le prime tv libere nonostante l’opposizione del Ministero delle Poste e Telecomunicazioni. Nelle domeniche di quell’anno vengono circuitati sulla tv pubblica (ancora in bianco e nero) sceneggiati che vengono visti da non meno di dieci milioni di telespettatori.

Tratto dal romanzo “Un anno a Pietralata” del maestro Albino Bernardini, il film ha una storia che si sviluppa nella scuola elementare di una borgata degradata (il Tiburtino) della capitale. Qui al maestro D’Angelo (Bruno Cirino ) viene affidata una quinta di alunni considerati degli scalmanati che in aula si portano tutto il disagio sociale e le difficoltà che vivono nel quotidiano. Vittorio De Seta - Diario di un maestro - Film Feltrinelli Editore. RaiTv - Diario di un maestro. "Diario di un maestro" regia di Vittorio De Seta (1972)

Pochi giorni fa, in una scuola elementare, domandai ai bambini quali erano i loro sogni per il futuro.

"Diario di un maestro" regia di Vittorio De Seta (1972)

Ha risposto subito Massimo: "diventare miliardario! ". Sogno, condiviso dagli altri bambini, che ci fa riflettere. Oggi è difficile educare perché il nostro impegno di formare, a scuola, il cittadino che collabora, che antepone il bene comune a quello egoista, che rispetta e aiuta gli altri, è quotidianamente vanificato dai modelli proposti da chi possiede i mezzi per illuder...e che la felicità è nel denaro, nel potere, nell'emergere con tutti i mezzi, compresa la violenza. A questa forza perversa noi dobbiamo contrapporre l'educazione dei sentimenti: parlare di amore a chi crede nella violenza, parlare di pace preventiva a chi vuole la guerra. Dobbiamo imparare a fare le cose difficili, come disse Gianni Rodari in una delle sue ultime poesie: parlare al sordo, mostrare la rosa al cieco, liberare gli schiavi che si credono liberi.