Ah Prof, facce ride’! | Smemoranda.it
Spunti di un comico messo a fare il Prof. per una didattica creativa Usare l’Umorismo, far ridere in classe: come perché quando, e quando è meglio di no. Ma partiamo dagli esperti: cosa dicono sulla questione? “Nelle nostre scuole si ride troppo poco”, ammonisce Gianni Rodari. Ma un altro interessante libro di Matteo Andreone e Rino Cerritelli, “Una risata vi promuoverà” (“Teoria e Pratica dell’Umorismo per il benessere aziendale e la crescita professionale”), che analizza anch’esso i vantaggi di un corretto uso dell’umorismo in ambiti lavorativi, ci mette in guardia: “Uno dei segreti base, forse il più importante, del saper usare l’umorismo, è capire quando sarebbe meglio non usarlo”. Da cui, ecco qualche aneddoto in cui il sottoscritto ha fatto a scuola lo splendido, il simpaticone, il “garante del buonumore”, ma con esiti tragici. Qualche anno fa avevo in classe molti casi con esigenze didattiche particolari (quelli indicati con la triste dicitura BES). Altro? Ma una volevo rivelarla.
La metafora della matita e le 5 categorie di insegnanti di fronte al digitale
I dati OCSE su scuola e tecnologie, che hanno trovato parecchia eco nei media(da Internazionale al Sole 24 ore, fino a siti specializzati come Orizzonte scuola) hanno riacceso il dibattito “digitale e scuola / digitale a scuola”. Mi sembra opportuno riproporre qui un post scritto oltre un anno fa sul mio blog in cui parlavo della cosiddetta “curva di apprendimento” degli insegnanti nei confronti delle tecnologie, curva di apprendimento in questo caso visualizzata con uno strumento ai docenti molto familiare: una matita. Ogni parte della matita rappresenta una categoria di insegnanti e il loro atteggiamento nei confronti delle tecnologie. Le categorie sono 5, a partire dalla gomma sulla matita: 1. la gomma rappresenta quelli che tendono a disfare quanto di buono fanno gli innovatori, gli sperimentatori e chiunque abbracci l’innovazione in modo effettivo ed efficace. 3. 4. L’immagine è tratta da qui. Mi piace: Mi piace Caricamento… Articoli collegati
Come progettare uno spazio alternativo per la didattica
Letto: 16920 volte Schookit prodotto da: Miur In un tweet: Ambienti comuni per una visione sostenibile, collaborativa e aperta di scuola! Azione #4 – Ambienti per la didattica digitale integrata Strumenti 29 aprile, 2016 Introduzione A cura del MIUR Destinatari: Docenti, DS, DSGA, Personale ATA, Studenti Tipologia di scuola a cui è diretto: tutte le scuole di ogni ordine e grado Descrizione. Network e partnership Dirigente: Coordina la strutturazione e l’organizzazione degli spazi e dell’orario Docenti: Individuano i bisogni formativi e progettano ambienti funzionali alle attività e discipline coinvolte. Consiglio di classe e Collegio docenti collaborano nel loro specifico all’organizzazione delle attività nello spazio Personale ATA: Collabora alla organizzazione e gestione degli ambienti e delle strumentazioni. Animatore digitale, team per l’innovazione, DSGA e supporto tecnico collaborano per scegliere il tipo di strumentazioni, il relativo piano finanziario, l’organizzazione e la gestione. Gallery
La comunicazione nell'apprendimento on line - BBN BlogBBN Blog
di Gianfranco Marini Tendenze nell’ambito delle tecnologie dell’educazione Se si effettua qualche ricerca su Google Trends o si frequentano le comunità e i blog dei docenti italiani si ricava l’impressione che le tendenze nell’ambito delle tecnologie dell’apprendimento siano: gamification, digital storytelling, flipped classroom, coding, etc. Senza dubbio, nella percezione dei protagonisti della formazione, sono queste metodologie a rappresentare il focus del dibattito e a dover orientare l’integrazione delle tecnologie nella didattica. Se invece come punto di osservazione si sceglie la direzione in cui vengono sviluppate applicazioni e servizi web e ambienti educativi, si nota una situazione diversa, in cui prevalgono l’esigenza di garantire una maggiore comunicazione e interattività a supporto del dialogo educativo e fornire strumenti per la gestione delle classi e del processo formativo. Comunità e comunicazione Da dove nasce questo errore? Coogle Hstry NowComment MoocNote Comment Bubble
Didattica multicanale: ecco come si fa. I consigli dell'esperto
Nuove tecnologie sui banchi per coinvolgere gli studenti e personalizzare i loro percorsi di apprendimento, ma senza abbandonare penna, foglio e libri di carta. I suggerimenti di Domizio Baldini (docente di scuola secondaria, Formatore De Agostini Scuola, Apple Education tutor, Tutor TIC) per una didattica efficace e multicanale. Innanzitutto, che cos’è la didattica multicanale? “Mi piace citare una definizione dell’amico e collega Prof. Come si costruisce una buona lezione in ottica multicanale? “Per prima cosa occorre esplorare la ricchezza presente in rete, occorre quindi soprattutto che i docenti siano sperimentatori e curiosi loro stessi. Il lavoro vero dell’insegnante è poi quello di fornire il percorso ai propri studenti, ben sapendo che i modi dell’apprendere sono diversi e che ci saranno quelli che useranno più il canale visuale che non quello testuale o quello uditivo. Una didattica, quindi, che oggi fa a meno di sussidi multimediali deve necessariamente considerarsi obsoleta?
Motivare lo studio: Alternative alle Ricompense
Una delle regole più importanti sulla gestione del comportamento degli studenti è che se ottieni qualcosa, devi ricambiare. Non è efficace dire, “non fare questo” senza aggiungere, “prova in questo modo.” Le alternative devono esistere perché il cambiamento si verifichi. Non ho mai creduto all’uso delle ricompense, incentivi, tangenti e altri espedienti nocivi da dare agli studenti migliori. Vorrei dunque offrire ora agli insegnanti delle valide alternative a queste ricompense. Una volta ho partecipato ad un seminario sul tema delle alternative alle ricompense tenuto da due colleghi , due uomini che stimo e con cui vado d’accordo. La differenza tra l’incitazione e l’apprezzamento è che il primo ha una destinazione finale predeterminata, mentre il secondo è un’espressione di sentimenti naturali. Immagina che domani giocherai ad un gioco, uno di tua scelta, che sia uno sport o un gioco al computer, che sia un gioco da tavolo, scacchi o carte. Dott.
edutopia
There are plenty of studies that isolate the effects of light, acoustics, or air quality on learning. But the research on flexible classrooms is frustratingly scarce. There are good reasons for the apparent lack of interest. Variables like natural light and acoustics lend themselves to single-factor experiments that can be conducted in a laboratory setting. But flexible classrooms are complex, living systems. Despite the challenges, an ambitious effort to study the design of lived-in classrooms, including looking at hard-to-define factors like flexibility, was completed in 2015 by the University of Salford, in the United Kingdom. “We were trying to take a holistic perspective,” explained Peter Barrett, the lead researcher and now an honorary research fellow at the University of Oxford. The Findings The big insight? Katherine Madden Personalization factors like flexibility and student ownership account for over a quarter of the academic improvement attributed to classroom design.
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