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Howard Rheingold: perché la rete ci rende intelligenti Un percorso sulla didattica per competenze articolato in 6 passi per comprendere cosa sia, come possa essere implementata nella didattica e documentarsi sui temi e problemi che l'approccio per competenze chiama in causa. Ho scelto contributi di autori che per autorevolezza, chiarezza espositiva, ricchezza e completezza delle informazioni, potessero fornire un itinerario introduttivo al tema. Non sempre concordo con tutto quello che viene sostenuto in questi interventi intorno alle competenze, ma penso anche che tutti offrono spunti interessanti e stimolanti. Le risorse sono quelle che io conosco, sono certo che esistano altri contributi interessanti e utili e quando ne verrò a conoscenza li segnalerò.

Blog e Portfolio Digitali come strumenti di Self-Assessment Come si valutano le competenze acquisite dagli allievi? Può un “numero congruo di verifiche sommative” fornirci un quadro chiaro per formulare una valutazione delle competenze raggiunte da ciascun allievo che sia valida, equa ed oggettiva? Come si valutano inoltre le competenze trasversali? E le cosiddette 21st Century Skills? Premessa Molti docenti sensibili ai temi dell’innovazione didattica si sono posti questi interrogativi e sono molti quelli fra noi ad aver più volte riscontrato come la valutazione delle competenze rappresenti per molte ragioni uno scoglio nei percorsi di didattica innovativa.

Content Curation E Il Futuro Dei Motori Di Ricerca Online: Ecco Cosa Ho Detto A Howard Rheingold La content curation ed il futuro delle ricerche online convergeranno? Di chi ti andrai a fidare quando dovrai trovare le alternative ad un problema ed avrai solo una connessione ad Internet? Quanta libertà individuale vuoi sacrificare ad un algoritmo, anche se accurato? Photo credit: Robin Good Ma perché, potresti giustamente chiedere, mettere in discussione la capacità di Google ed altri motori di ricerca di organizzare e classificare i risultati, quando questi lo fanno da così tanto tempo? I motivi potrebbero essere tanti, ma quelli principali possono essere sintetizzati in questa piccola lista:

Strumenti 2.0 per insegnanti (prima parte) scegliere con consapevolezza gli strumenti del web 2.0 più adatti alla didattica Da un po’ di tempo mi occupo di formazione degli insegnanti, in particolare sulle competenze digitali del docente a supporto dell’azione didattica. Grazie a questa mia attività di formatore, mi son ritrovato spesso a dover riflettere su cosa può tornare davvero utile ad un insegnante che oggi (nel XXI secolo) volesse provare a sfruttare la potenza e la semplicità d’uso dei tantissimi strumenti gratuiti disponibili online per coinvolgere e motivare i propri studenti e per provare a migliorare il loro grado di apprendimento.

L'importanza della formazione obbligatoria sull'innovazione didattica Tra le 35 azioni del nuovo PNSD, la 25 è forse quella più ambiziosa, più centrale e anche più difficile da realizzare. Un’azione che risponde alla urgente necessità di innovazione didattico-metodologica e che prevede un ruolo principe per il digitale. In buona sostanza una vera scommessa… una scommessa doppia. In un sol colpo si vuole tentare di eradicare una consolidatissima “idea di scuola” che da tempo è largamente considerata come l’unica via alla didattica (la lezione frontale) e contestualmente spalancare le porte ad un mondo (quello del digitale) che molto spesso finora a scuola è stato visto come “il nemico” o peggio. L’azione #25 è una delle azioni che hanno come focus la formazione del personale.

Quando contenuto e apprendimento si uniscono, succedono cose magnifiche Image: stoatphoto / Shutterstock.com Se insegni lingue, probabilmente conosci già l’acronimo CLIL, che sta per Content and Language Integrated Learning. David Marsh, il suo creatore, spiega che questo è un approccio con un doppio intento: sviluppare le competenze linguistiche e trasmettere contenuti. CLIL, tuttavia, viene spesso usato come termine-ombrello per indicare un’ampia serie di strategie didattiche che considerano lo studente il vero protagonista del percorso didattico. Secondo il più recente report Eurydice, il CLIL si sta espandendo in tutta Europa. Un precedente report della Commissione europea ha messo in evidenza i vantaggi del CLIL per gli studenti.

Il digitale è ormai diventato una competenza di base, come la scrittura Il digitale ci riguarda tutti. Le competenze digitali sono oggi un alfabeto senza il quale diventa sempre più difficile trovare o mantenere un lavoro. Ciò non significa che dobbiamo trasformarci tutti in valenti sviluppatori informatici, né analisti capaci di gestire dati e strategie di comunicazione online. Vuol dire che ciascuno di noi dovrebbe muoversi con disinvoltura tra le competenze digitali di base. Facciamo un passo indietro.

Il dovere della costruzione delle competenze digitali a scuola Se mi chiedessero: “Quale è oggi la responsabilità maggiore della scuola italiana?”, non esiterei a rispondere: “Il dovere della costruzione della competenza digitale”. Il dovere, e pongo l'accento su questa parola. Nella società si parla poco di doveri e troppo di diritti, e questo accade anche nel sistema scolastico. Il dovere di cui parlo non è imposto da circolari ministeriali, da normative e minacce di sanzioni. Nasce da una lettura attenta dei bisogni, non quelli funzionali al sistema scuola, spesso collegati a contenuti disciplinari a loro volta ostaggio degli insegnanti.

Rivista telematica di percorsi per l'integrazione Per comprendere meglio cosa significa essere accoglienti a scuola, mi è bastato entrare in contatto con la docente dell'I.C. "Indro Montanelli" di Roma, Rita Faustinella, che definirei "competente con brio", oltre che appassionata; con lei è stato possibile parlare di scuola per un confronto costruttivo sul tema della "didattica capovolta". Alla domanda "Chi è Rita Faustinella?" ha risposto con una battuta tratta dal film "La scuola" di Daniele Luchetti: "Mi hanno fatto prigioniera a sei anni e non mi hanno rilasciata più! Insegno da più di 30 anni in una scuola di Roma, a parte una parentesi di un paio di anni nei corsi di lingua e cultura italiana nella circoscrizione consolare di Stoccarda. Ho cavalcato l'onda, una ventina d'anni fa, dell'ingresso del digitale nella scuola, ricoprendo il ruolo di tutor nei primi corsi di formazione blended, organizzati dal Ministero.

L’ho letto su internet Nessuno potrà mai essere informato su tutti i siti presenti nel web, ma saperne valutare l’indirizzo è un primo passo per una navigazione utile e ben orientata. Da «La ricerca» #13, di Anna Piseri e Paolo Vitale. Ore 9.00, classe prima liceo (scientifico, linguistico, scienze umane, classico, artistico… non fa differenza), lezione di geografia astronomica, argomento: il satellite naturale della Terra. Digital Storytelling: Cos'è, Quali Significati Assume in Ambito Didattico, con Quali Strumenti si Realizza Il Digital Storytelling o storytelling realizzato con strumenti digitali (web apps, webware) consiste nell'organizzare contenuti selezionati dal web in un sistema coerente retto da una struttura narrativa, in modo da ottenere un racconto vario, perché costituito da molteplici elementi di vario formato (video, audio, immagini, testi, mappe, ecc.); dotato del fascino delle storie, perché si tratta di un racconto; ricco di stimoli e significati e dotato di un'alta densità informativa, perché mescola insieme codici, eventi, personaggi, informazioni, che interagiscono tra loro attraverso molteplici percorsi e diverse relazioni analogiche. Si tratta quindi di una forma di narrazione particolarmente indicata per forme comunicative come quelle proprie del giornalismo, della politica, del marketing, dell'autobiografia e anche della didattica. 1. Lo storytelling nella didattica - carattere fortemente gratificante proprio di un approccio narrativo;

"Comunicare in rete in modo sicuro": la guida per una cittadinanza digitale consapevole scarica il pdf "Comunicare in rete in modo sicuro” è la prima di una serie di lezioni dedicate agli studenti della scuola secondaria di primo grado. Per diventare buoni cittadini digitali è necessario che gli studenti acquisiscano non solo i concetti base dell’informatica, ma anche le competenze per muoversi in modo responsabile in Internet, come ci illustra Isabella Corradini, direttore scientifico del Centro Ricerche Themis. I cosiddetti nativi digitali, usano con sorprendente abilità gli strumenti tecnologici, ma spesso in modo non sicuro. Questo materiale educativo è stato realizzato dall’organizzazione americana no profit Common Sense (www.commonsense.org) e adattato in italiano da Programma il Futuro (www.programmailfuturo.it), il progetto MIUR1-CINI2 che ha l’obiettivo di fornire alle scuole una serie di strumenti semplici, divertenti e facilmente accessibili per formare gli studenti ai concetti di base dell’informatica.

Smartphone a Scuola per una nuova cittadinanza digitale: ecco perché Il Miur ha presentato il decalogo per l’uso consapevole a scuola degli smartphone. Vediamo i contenuti più interessanti dei dieci punti ministeriali. Perché è una novità importante Il MIUR, attraverso il primo e il secondo punto del decalogo riconosce il fatto che non si possono più chiudere gli occhi di fronte al cambiamento digitale ma che il cambiamento va governato e gestito, è quindi inutile proibire l’uso dello smartphone a scuola, ma ogni scuola dovrà predisporre un piano di Politiche di uso accettabile (PUA) dei device mobili in classe. Per una volta si tratta di una posizione d’avanguardia nel mondo, dal momento che l’uso degli smartphone è ancora proibito o molto limitato nella maggior parte dei paesi sviluppati (dalla Francia agli USA, passando per Gran Bretagna).

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