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Come attuare il modello "Bring your own device" a scuola

Come attuare il modello "Bring your own device" a scuola
Il nuovo piano nazionale scuola digitale è un documento ampio, organico, ben leggibile e costruito non sulle parole ma su dati e risorse. Ad un excursus iniziale sull’esistente, propone le nuove azioni partendo dai finanziamenti a disposizione e quantificando con chiarezza i tempi e le strategie. Finanziamenti non infiniti, ma importanti e ben integrati fra le diverse fonti e distribuiti in una logica intelligente dell“abbastanza ma non del tutto”. Proprio l’azione #6 del piano raccoglie l’eredità delle “vecchie” classi 2.0 e le trasforma in ambienti per la didattica digitale integrata, pensandoli appunto nella logica della sostenibilità, replicabili potenzialmente in ogni classe di un istituto, previa la presenza di una adeguata connessione e di dispositivi, non solo della scuola ma personali degli alunni. Related:  mobile learningarticoli

Le tecnologie sono ambienti: il caso degli smartphone in classe Poche persone fuori dal mondo della Human Computer Interaction (HCI) ha sentito parlare di Lucy Suchman, nonostante sia un personaggio piuttosto celebre in quanto è l’antropologa che con le sue ricerche ha dato vita al settore di studi che prova a capire in che modo far interagire le persone con le macchine, la HCI appunto, e che oggi viene declinata in campi diversi, come UX/UI design. Alle origini della human computer interaction Al di là del suo – fondamentale – contributo scientifico, c’è un aneddoto che rivela come sia stato necessario ripensare il rapporto con la tecnologia. La storia è nota come il grosso bottone verde delle fotocopiatrici. Nonostante gli ingegneri facessero di tutto per semplificare l’interfaccia di queste macchine, gli utenti avevano grosse difficoltà nel loro utilizzo. Gli smartphone in classe Gli elementi del decalogo sono: 1. Smartphone come ambienti Le tecnologie pur essendo artefatti, agiscono in un orizzonte sociale che le caratterizzano come ambienti.

Niente dispositivi tecnologici? Introduzione al B.Y.O.D. B.Y.O.D. è l’acronimo di Bring Your Own Device, ovvero “porta il tuo dispositivo” ovvero tablet, smartphone, notebook, etc. Il BYOD è nato in ambito aziendale, ed è tutt’oggi una tendenza molto in voga; ci sono addirittura degli studi che affermano che entro i prossimi tre anni quasi il 40% delle aziende non fornirà più dispositivi tecnologici ai propri dipendenti. Il motivo è presto detto: risparmio. Perché comprare centinaia di iPhone se i dipendenti ne hanno già uno? Riduzione dei costi e personale felice di poter continuare ad usare un oggetto tecnologico che già conoscono e padroneggiano; questi sono i punti di forza in ambito aziendale. Anche a scuola, soprattutto nei paesi del nord Europa e negli Stati Uniti, il BYOD sta riscuotendo sempre più successo, e le motivazioni non si discostano troppo da quelle che hanno portato le aziende a dire di sì ai propri dipendenti. Non tutti i dispositivi degli studenti sono compatibili tra di loro (Apple VS Android VS Windows?)

Trucchi e tecniche per calmare una classe rumorosa Mi è capitato spesso, soprattutto in questo ultimo periodo, di avere conversazioni con alcune colleghe sul tema del silenzio e su come calmare una classe rumorosa. Molte mi hanno chiesto consigli su come gestire le classi un po’ chiacchierone. Non ho bacchette magiche o formule miracolose a disposizione che di colpo possano trasformare una classe rumorosa e chiacchierona in una silenziosa e pacata, però credo che alcune piccole strategie educative o per meglio dire “trucchi” che tutti noi docenti conosciamo, se messe a disposizione di tutti, possano dare un valido contributo e nel tempo dare i risultati sperati. Sappiamo benissimo che la professione di insegnante è tutt’altro che semplice e gestire una classe rappresenta, oggi più che mai, per gli insegnanti una vera e propria sfida. Ci ritroviamo così a dover imparare a gestire la complessità di un gruppo e a trovare metodi di insegnamento sempre più efficaci ed efficienti. Spesso i bambini fanno molto rumore perché sono agitati.

Il non-problema dei cellulari in classe: l'esempio vale sempre più del divieto È di qualche giorno fa la notizia che in Val d’Aosta è stata approvata la mozione per cui l’assessore competente solleciterà i Dirigenti scolastici a inserire nei regolamento delle loro scuole il divieto di usare i telefonini in classe. Dal nostro punto di vista psicopedagogico il vero tema non è tanto lo smartphone di per sé, oggetto ormai entrato a far parte della nostra quotidianità, ma l’uso che se ne fa e soprattutto il significato che assume per i preadolescenti e gli adolescenti di oggi. La scuola è il luogo dell’educazione per eccellenza e a nostro parere non può ammettere l’uso di smartphone o tablet che non abbiano una finalità strettamente legata all’apprendimento. In questo senso possono essere preziosi alleati per studiare, fare ricerche e imparare in modo diverso da come si faceva una volta, altrimenti rappresentano solo dei potenti distrattori. A scuola tuttavia i ragazzi possono sicuramente sopravvivere anche senza, come del resto abbiamo fatto tutti noi prima.

Scuola e tecnologia [15]. Il BYOD come buona pratica per la diffusione della tecnologia in classe Quindicesima intervista di SoloTablet. A raccontarci la sua esperienza e visione della didattica neu tempi tecnologici è Rosalinda Ierardi che ci ha parlato di come ha praticato il BYOD per facilitare l'introduzione delle nuove tecnologie in classe. Per Ierardi l’esigenza non è però di introdurre i dispositivi in sè, ma di introdurli per facilitare e supportare una didattica e una metodologia che valorizzassero le capacità e incoraggiassero lo sviluppo delle competenze nei bambini. Se sei un/a insegnante e vuoi contribuire alla iniziativa di SoloTablet puoi contattarci a questo indirizzo. Per l'anno scolastico 2014 proponiamo a tutti gli inseganti l'ebook 'Tablet a scuola: come cambia la didattica' scritto da Carlo Mazzucchelli. 1. La tecnologia è parte integrante della mia quotidianità, infatti per lavoro e nel tempo libero utilizzo tutti i giorni smartphone, tablet, pc, e–reader. 2. qui l’intervista alla rivista Education 2.0 Link diretto al Prezi 3. 4. Qui l'articolo su Lepida Scuola 5.

Apprendimento significativo mediato dalla tecnologie | Rivista Scuola IaD Abstract Le continue e complesse trasformazioni che caratterizzano la “liquidità” della società attuale, generano, rispetto al passato, nuovi valori e stili di vita, che determinano un cambiamento delle modalità conoscitive e comunicative dell’individuo. In questa nuova prospettiva sociale la visione costruttivista del sapere, in particolare quella del costruttivismo socio-culturale, fornisce una risposta affinché l’individuo possa divenire protagonista responsabile della sua crescita personale e sociale, attraverso un impegno durevole per tutto l’arco della vita. Il modello di apprendimento significativo presentato in questo contributo intende proporsi come una via praticabile nel contesto formativo e scolastico, per promuovere nello studente la competenza intesa come “saper agire, reagire e co-agire pensando”, per aprirsi responsabilmente all’apprendimento del futuro e costruire e co-costruire una cittadinanza consapevole. 1. 2. D. 3. Figura 1. L’individuo, però, non agisce mai da solo.

La scuola rilanci la sfida delle tecnologie: uno smartphone per gli "svogliati" I dirigenti scolastici ricevono le lamentele dei docenti e sono facilmente presi tra due fuochi: non è raro infatti che qualche genitore contesti i “sequestri” di apparecchi, spesso la contromisura d’elezione contro l’uso dilagante. Si va dalla “cassettina” sulla cattedra (nella quale finiscono però spesso o il telefono della nonna o quello, rotto, dell’anno precedente) ad armadietti hi-tech (come quelli esposti durante l’ultima edizione di Didacta, a Firenze) passando per soluzioni più “morbide” come tenerli spenti e dentro lo zaino, oppure ancora spenti ma sul banco, in bella vista. Il lato oscuro dello smartphone in classe I problemi sono di vario tipo e gli usi impropri hanno diverse gradazioni di gravità: si va dalla semplice distrazione, alle copiature durante prove di verifica, all’accesso a contenuti non adatti fino alla diffusione non autorizzata di immagini e video riguardanti la vita della scuola per giungere ai fenomeni di cyberbullismo. In fondo, perché dovrebbero farlo?

Cellulari e tablet in classe, via libera della ministra Fedeli. Ecco i 10 comandamenti Benvenuto cellulare. A dare la benedizione ufficiale al telefonino e al tablet in classe è la ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli che a Bologna, in occasione di “Futura” la tre giorni dedicata al piano nazionale digitale, ha approvato il decalogo per “l’uso dei dispositivi mobili” elaborato dal gruppo di lavoro nominato dal ministero nei mesi scorsi. Dieci punti destinati a far discutere il pianeta istruzione diviso tra chi vorrebbe il divieto assoluto dell’uso dei cellulari come in Francia e chi pensa che possano essere un’opportunità se cambia il modo di fare lezione. Da oggi le regole ci sono: dieci punti di riferimento che ogni insegnante e ogni dirigente dovrà tenere in considerazione. Tra questi alcune disposizioni vincolanti. Ogni scuola dovrà avere un regolamento sull’uso del cellulare. Al punto tre il richiamo è all’uso del wi-fi. E da Bologna arrivano altre due novità che faranno discutere.

Buona la scuola se eccelle chi insegna - Tullio De Mauro L’articolo dell’Economist “Insegnare agli insegnanti” aiuta a capire che la scuola, il sistema scolastico di un paese, è un’organizzazione complessa. Per intenderla o modificarla bisogna tenere conto delle sue componenti essenziali: quella di chi sta studiando, quella di chi insegna, quella di chi si preoccupa di migliorare le interazioni tra le prime due. Ciascuna è in sé profondamente eterogenea. Si dirà che così appare anche una vettura della metropolitana in ore di punta. Chi mette mano seriamente a un aspetto del sistema, per capirci qualcosa, per studiarlo o per modificarlo, prima o poi (meglio prima, se è un decisore politico) si vede costretto a tenere conto dei legami con altri aspetti. Il sarchiapone del sistema scolastico si muove con inevitabile lentezza e i numeri dell’oggi si capiscono solo tenendo conto delle serie storiche passate, cioè della storia dei diversi paesi. Secondo punto: non è solo questione di economia e d’investimenti. I successi d’un professore

BYOD a Scuola, il triplice valore degli strumenti Il decalogo dedicato al BYOD in classe (Bring Your Own Device, ovvero porta il tuo dispositivo) e prodotto da una commissione alla quale io stessa ho partecipato al MIUR, ha suscitato negli ultimi mesi animate discussioni in Rete. Liquidato da molti come “sdoganamento dello smartphone”, purtroppo, è stato percepito da altri come “un’istigazione alla tecnologia”, con l’idea addirittura di favorire fantomatiche lobby digitali, senza affatto tener presente alcuni aspetti fondamentali. Precisiamo, prima di tutto, che BYOD si riferisce ad ogni dispositivo e non solo agli smartphone, così tanto temuti nella determina dell’ex Ministro Fioroni del 2007, ma tablet, netbook e i trascurati e-reader necessari per la lettura di ebook. Bisogna prendere atto che dal 2007 si sono alternati numerosi scenari nel panorama didattico insieme ad azioni di sistema come i progetti Classi e Scuola2.0. Il BYOD come strumento di inclusione Risorse Umane/Organizzazione Il BYOD come strumento creativo

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