Pubblicato Ocse-Pisa sul problem solving. L'intervista ad Alfonso Molina Gli insegnanti, secondo Alfonso Molina, sono chiamati a una grande sfida: “trasformare il loro modo di stare in classe, essere sempre più direttori d’orchestra, consulenti per gruppi di ragazzi che lavorano insieme e imparano”. La giornalista Antonella De Gregorio per lo speciale del Corriere.it dedicato all’ultimo rapporto Pisa 2012 “Creative Problem Solving Students’ skills in tackling real-life problems” (Oecd 2014), ha intervistato Alfonso Molina, direttore scientifico della Fondazione Mondo Digitale e professore di Strategie delle tecnologie all’Università di Edimburgo. Il computer a scuola? Da solo non basta L’esperto: «Difficoltà crescenti, strategie, tattiche d’azione: così il computer amplia la mente». Ma non è sufficiente il pc per insegnare approcci nuovi e creativi di Antonella De Gregorio Il computer in classe non è per tutti. A scuola serve a poco?
9 Wonderful TED Talks on Re-imagining Schools March 18, 2014 Is our education system broken? Answers to this question differ depending on the perspective from which each one of us looks at it and also in terms of what we mean by broken. This question has also been the theme that several scholars and educators from all around the world covered in their TED talks. The folks in TED have recently featured a list comprising 12 talks on the topic" re-imagining school". 1- How Schools Kill Creativity Creativity expert Sir Ken Robinson challenges the way we're educating our children. Salman Khan talks about how and why he created the remarkable Khan Academy, a carefully structured series of educational videos offering complete curricula in math and, now, other subjects. 3- Build A School in The Cloud Onstage at TED2013, Sugata Mitra makes his bold TED Prize wish: Help me design the School in the Cloud, a learning lab in India, where children can explore and learn from each other — using resources and mentoring from the cloud.
21c.qataracademy.wikispaces A Vision for Learning As we move into the 21st Century we realize that Qatar Academy can take advantage of social learning, globally and collaboratively, supported by effective tools for digital literacy and fluency. The vision for learning across the curriculum is for an embedded approach where higher order thinking is fostered, technology is ubiquitous and teachers embrace all aspects of 21st Century pedagogy, including fostering the essential role of the student as a communicator, collaborator and creator.As the world becomes more technologically and globally interconnected it’s increasingly imperative that we all understand and plan how to facilitate student and faculty acquisition and mastery of 21st Century skills. Coming towards an understanding of E-Learning E-learning is an approach to facilitate and enhance learning through, and based on, both computer and communications technology. 21st Century Learning Guiding questions What does it mean to be a teacher and a learner at QA?
A New Educational Technology Cheat Sheet for Teachers February, 2014 Technology is transforming the educational landscape at a tremendous speed giving birth to a new learning culture radically different from all kinds of learning that were prevalent in the past centuries. With this digital revolution emerges a whole new set of educational technology concepts that provide the theoretical background for the implementation of these emerging technologies in education. To help teachers, particularly those of you who are novice to the world of educational technology, have a grasp of some trendy concepts in today's educational literature, We went ahead and created the poster below for you to use in your class with your students or keep on your desk for later reference. The definitions on this cheat sheet are taken from different sources. Check the 'sources' section at the end of this post to learn more. Sources:
Così sono diventata un'Insegnante 2.0 e rivoluziono la scuola Neoassunta, quasi completamente digiuna di didattica digitale, con tanto entusiasmo e desiderio di imparare: questa era due anni fa Vittoria Paradisi, prima di ottenere l’assegnazione in ruolo all’Istituto Comprensivo “G. Leopardi” di Saltara. Oggi Vittoria è in possesso del titolo di formatore IET (Innovative Educational Trainers), docente in due classi digitali, collaboratrice del blog Insegnanti 2.0, iscritta all’elenco formatori regionali Marche e con ancora più entusiasmo e desiderio di imparare. Vittoria ci racconta il suo progetto spinto dal “basso” per rivoluzionare la scuola a partire dalle classi digitali. PARTIAMO DALL’INIZIO. I MEZZI. ”Ma ora – mi chiedo-da dove comincio? GLI OBIETTIVI. IL SUPPORTO DEGLI ALTRI INSEGNANTI 2.0. Grazie allo spirito di condivisione e ai post dei colleghi digitali mi indirizzo verso app, siti e blog di grandissima utilità e i miei alunni (e i loro genitori) apprezzano molto. “Wow! E invece no! L’ATTIVITA’ IN CLASSE. SETTE STRUMENTI RIVOLUZIONARI.
Non rubate i sogni | A cosa serve la scuola? Manifesto digitale e felice per una scuola nuova La scuola che vorrei è un tema caro a molti (e anche il titolo del libro di Adolfo Scotto di Luzio pubblicato da Bruno Mondadori), ma oggi occorre cambiare l’angolo da cui si osserva il problema, ribaltare il punto di partenza: qual è la scuola che farei? Io, tu, voi, noi, tutti. Se dovessimo cominciare la scuola domattina, dove vorremmo trovarci? Qualche idea me la sono fatta, tramite la lettura del freebook di Seth Godin Stop stealing dreams(la versione tradotta in italiano, grazie al prezioso lavoro di Alessio Madeyski e Giulia Depentor, la trovate qui), il lavoro nel mondo della formazione, la frequentazione abituale di siti e progetti come Progetti Educativi, Progetto Rena, Impara Digitale, Oil Project, Education Dive, Edudemic e Singularity Hub, la visione dello straordinario video dei ragazzi del liceo scientifico Primo Levi di Roma. Ecco, ho la banale convinzione che il futuro non sia un insieme di eventi casuali ma il frutto di educazione e formazione. La scuola è di tutti.
Start the Year with a Project…or Wait? Over the summer, you’ve spent some time planning what you think will be a great project for the beginning of the school year. You’re eager to launch it on Day Two, after you’ve introduced yourself to your students on Day One. Or should you wait until, say, Week Two, Three, or even later to start the project? The answer is: it depends. It may be just fine to start the year with a project if your students already know what it means to work PBL-style. But what if your students are not very experienced with PBL? If the answer to these questions is “no” or “I’m not sure” then it might be good to lay a foundation first, and build students’ skills before beginning project work. You could approach the foundation-laying job in a variety of ways. Important Reminder: When you do these PBL skill-building lessons or mini-projects, make sure their focus is also on important content and academic skills drawn from your standards. Critical Thinking: Collaboration: Communication: Creativity and Innovation:
Sugata Mitra: Build a School in the Cloud | Talk Transcript L'importanza di essere autodidatti Il mondo corre veloce. Probabilmente, parte della crisi che sta colpendo l’economia di tutti gli Stati industrializzati è causata proprio da questa velocità: produciamo sempre più cose, sempre più sofisticate, e sempre più velocemente . Per questo, nell’arco di una vita lavorativa, bisogna essere pronti (e disposti) a rimanere “al passo coi tempi”. Il nostro Paese non è certo campione olimpico in fatto di rimanere “al passo coi tempi”. La scuola (Parte 1: il liceo) La scuola, intesa come istituzione, è lo specchio di un Paese che fa fatica a rimanere al passo con i tempi. La scuola (Parte 2: l’università) Convinto che questi problemi finissero con il liceo, mi sono felicemente iscritto all’università. L’importanza di essere autodidatti Fortunatamente, grazie ad internet, studiare da autodidatti è diventato molto più semplice rispetto al passato, e molto meno dispendioso in fatto di denaro e tempo. Conclusioni
La lezione frontale non basta più | Articoli & Racconti, Direzione/Presidenza, Lezioni, Sala Prof, Studenti | Prof 2.0 Se sapessi di avere una classe di 30 e più ragazzi prima mi dispererei poi mi rimboccherei le maniche, come mi è capitato. Se il lavoro dell’insegnante fosse quello di “erogare” lezioni i numeri non conterebbero, caricheremmo le nostre lezioni sulla rete e ci risparmieremmo l’odore della classe. Se teniamo in piedi il sistema “analogico” è perché siamo convinti che insegnare sia una relazione attuale: spazio e tempo condivisi nel dinamismo della vita e delle vite, qualsiasi odore abbiano. In classi fatiscenti o belle, sovraffollate o ordinate, abbiamo sempre tre compiti dettati dalla professione: amore per ciò che si insegna (conoscenza e passione: studium), amore per il chi a cui si insegna (empatia: non sentimentalismo né psicologismo d’accatto, ma riconoscimento dello studente come soggetto di un “inedito stare al mondo” e non oggetto da cui ottenere prestazioni), amore per il come si insegna (creatività didattica che rinnova ogni lezione in base ad allievi e contesto: metodo).
Quanto deve cambiare la scuola del duemila Ho pubblicato questo articolo su Internazionale web, dove scrivo da qualche tempo. Lo riprendo anche su NeU perché il tema è strategico per il paese e perché si connette con il precedente post Il futuro del lavoro: le due facce di uno stesso fenomeno di profondo cambiamento. Capelli bianchi, abito formale e disinvoltura cosmopolita nel commentare tabelle e istogrammi, Andreas Schleicher potrebbe essere scambiato per un pezzo grosso della Bce. “Competenze” (skills) è la parola-chiave per capire l’obiettivo del Pisa. Acquistano valore, invece, competenze complesse da imparare e difficili da insegnare: oggi essere alfabetizzati non vuol dire solo saper leggere e scrivere, ma essere capaci di orientarsi in un testo. Il cambio di paradigma, dice Schleicher, è drastico: l’apprendimento non coincide più con un luogo (la scuola) ma è un’attività continuativa, una delle cui infrastrutture è la scuola. Per cambiare un intero paese attraverso l’istruzione bastano due generazioni.