Libro: progettazione e impaginazione, da dove si comincia. Il progetto Oltre al nostro interesse e al nostro entusiasmo possiamo partire da un blocco di carta, e con una matita e un righello cominciare a schizzare le prime forme del nostro libro.
Oppure possiamo accendere il nostro computer e provare a fare la stessa cosa direttamente sullo schermo; tutto dipende dalle nostre attitudini, dalla nostra esperienza di come impaginare un libro. Oltre a un po' di carta e a una matita, da tenere sempre a portata di mano anche se non sappiamo fare a meno del nostro computer, ci servono anche dei programmi; e possibilmente software in una versione aggiornata, così da poter dialogare con gli altri attori che coinvolgeremo nel processo di produzione del libro: per scrivere il testo Microsoft Word, per la costruzione di immagini vettoriali Adobe lllustrator, per l'elaborazione delle immagini Adobe PhotoShop e per l'impaginazione Adobe lnDesign.
Con questi quattro programmi possiamo impaginare il nostro libro. Formato del libro. Ossi Edizioni: un nuovo modo di pensare i libri scolastici. Non so se è per il percorso piuttosto travagliato che ho avuto durante gli anni delle superiori, ma di libri scolastici di quel periodo non ne ho più: me ne sono liberato appena ho potuto, e questo è significativo per uno con la tendenza ad accumulare, che pattuglia mercatini e librerie dell’usato in cerca di vecchi volumi e che tiene ancora, da qualche parte, il sussidiario delle elementari.
Sono pur sempre libri, quelli scolastici, ma si portano dietro un’aura diversa, il potere di disinnescare quel naturale rispetto, quel religioso riguardo, quel feticistico attaccamento che l’oggetto libro è capace di generare anche in chi non ne ha mai letto uno in vita sua. Quella di Simona, in realtà, è stata una ricerca molto più approfondita sui libri delle superiori: dalla storia e l’evoluzione dell’editoria scolastica alla funzione sociale e culturale del libro di testo. «Questa tesi comincia dalla necessità di riscattare un oggetto significativo: il libro di testo. Haroun and the Sea of Stories - interior spread - Adobe Design Achievement Awards. La grafica editoriale secondo Franco Achilli: ecco il (di)segno del libro.
Da dove vengono i loghi delle case editrici italiane. Nonostante la vecchia storia di non giudicare un libro dalla copertina, le case editrici sanno che l’aspetto di un libro è fondamentale per attirare e convincere un lettore a comprarlo.
Allo stesso modo, sono importanti la grafica e il logo: colori sparati e titoloni si rivolgono subito a un certo tipo di lettori o indicano un argomento spesso diverso da quello di uno stile più sobrio e severo. I loghi delle case editrici aiutano inoltre a renderle immediatamente riconoscibili, come il delicato disegno dello struzzo di Einaudi o la F rossa di Feltrinelli. The Indefinable Nature of Graphic Design. In the following essay, an almost complete series of books will be discussed in comparison to each other, regarding the design, layout, and publishing choices that the respected artists/designers or publishers had to face.
The books in question (both written and designed by) are: Talks About Money by John Barclay, I Heard They Ripped It Off by Robin Ekemark & Brita Lindvall, 37 Assignments by Indrek Sirkel, Can I Make Everybody Happy? By Dag Brandsæter & Noa Segal, and Our Daily Debates by Nina Støttrup Larsen. The books in this series enquire into the different fields of graphic design, where the basic understanding of what graphic design actually is seems equivocal. They investigate this lack of definition in the different fields as a means to contribute to an otherwise arbitrary profession. The focus will be on Can I Make Everybody Happy? Behance. Il dannato Grande Fratello. L’inverno del 1946 fu uno dei più freddi del secolo.
A una decina di chilometri dal paesino di Ardlussa, nell’estremo nord della remota isola scozzese di Jura, si era trasferito da pochi mesi uno scrittore e giornalista diventato improvvisamente famoso, in una casa sperduta di proprietà del direttore del giornale per cui lavorava, l’Observer di Londra. Nel saggio “Perché scrivo”, pubblicato nell’estate di quello stesso anno (sull’ultimo numero, il quarto, dell’effimera rivista letteraria Gangrel), l’uomo aveva detto che «scrivere un libro è una lotta orribile e sfiancante, come un lungo attacco di una qualche dolorosa malattia».
Sull’isola di Jura lo scrittore si impose quella lotta per mesi, con l’obiettivo di finire un romanzo che aveva in mente da molto tempo. Era gravemente malato e sarebbe morto poco dopo la pubblicazione. Le storie in un’immagine. Iconografie per la narrativa. Abbiamo deciso di pubblicare qui l’intervista di Stefano Vittori a Monica Aldi, direttrice dell’ufficio iconografico Einaudi, perché la sua è una professione bellissima ma fra le meno conosciute dell’editoria.
Il pezzo è stato pubblicato nel numero 25 di Progetto Grafico, la rivista edita da AIAP, l’associazione italiana design della comunicazione visiva. Un semestrale con un’impostazione monografica (nell’ultimo numero il rapporto fra immagini e scienza) che si propone come luogo di riflessione critica sul graphic design. Prima lezione di iconografia per la narrativa, raccontata dall’interno dell’officina di una delle maggiori case editrici italiane. Sono affezionata al termine iconografo che, rispetto ad altre definizioni, per lo più anglosassoni, nella sua connotazione arcaica associa l’immagine (eikòn) alla scrittura (graphìa).
Libri d'artista.