Davvero i governi manipolano i social? Nell’epoca della Russia che entra in gioco nelle elezioni del Presidente degli Stati Uniti d’America, delle Fake News confezionate ad arte, dell’accesso vietato ai social in alcune nazioni del mondo, la risposta al titolo dell’articolo è secca, spietata e per certi versi scontata: in alcune parti del mondo, sì. Secondo Freedom House, ONG che conduce attività di ricerca e sensibilizzazione su democrazia, libertà politiche, e diritti umani, cresce a livello mondiale il numero di governi che prendono il controllo dei social network per manipolarne i contenuti e reprimere il dissenso online.
Ma come agiscono questi meccanismi di distorsione di massa? Tutto questo protende a generare un continuo declino nella libertà di informazione online, ormai da 7 anni a questa parte. Gli effetti devastanti delle tecniche di disinformazione però non tardano a farsi notare ovviamente a discapito della libertà di pensiero e della varietà di orizzonti dell’utenza sottoposta a tale “violenza”. Google cambia il suo algoritmo e dichiara guerra alle fake news - Wired. Sfide digitali | Responsabilità online | Educazione all'informazione. Esattamente come avviene nella società offline, anche all’interno della collettività online non possiamo e non dobbiamo esimerci dalle nostre responsabilità e doveri inderogabili, sia di natura etico - morale che di tipo costituzionale. Questi vincoli nell’attuale contesto digitale devono essere tradotti in condivisioni, commenti e cinguettii virtuosi, norme che devono essere garantite nella dimensione virtuale come lo sono già in quella reale.
LEGGI ANCHE : Voti pericolosi. L’influenza di social network, informazione e istruzione sulle dinamiche elettorali Come sosteneva Bauman - compianto sociologo e filosofo della “società liquida” - solo la convivenza tra questi due mondi potrà garantire all’individuo e alla società una condizione di vita sana e sostenibile. Ma com’è potuto accadere? Cosa fare al riguardo? Cosa dice la proposta di legge sulle Fake News. ROMA - Si fa presto a dire fake news. Il vortice sulle bufale giornalistiche che compaiono sul web e, in particolare su Facebook, diventata ormai vetrina indiscussa per i media, continua il suo percorso quasi inosservato. O meglio, senza che qualcuno riesca a trovare una soluzione concreta. Le fake news sono sicuramente tra i piani di Mark Zuckerberg, ma per la loro eliminazione il CEO di Facebook sembra avere le idee un po’ confuse: «C’è ancora molto da fare - scrive Mark in un post su Facebook - perché non sempre c’è una linea chiara tra bufale, satira e opinione».
E poi anche tutto il settore giornalistico dovrebbe fare la sua parte, rafforzando l’industria delle notizie forti, creando nuovi modelli di business e via discorrendo. Insomma, non basta di certo Mark per eliminare le fake news. Che ricorda la Bordini, «possono creare danni alle persone». Il disegno Gambero sulle fake news Già, il disegno di legge. ECPMF / Home - Osservatorio Balcani e Caucaso - Transeuropa. Al cuore di ogni società democratica vi è il diritto dei cittadini all'informazione. Un diritto che va difeso poiché anche in Europa quotidianamente giornalisti e operatori dell'informazione vengono minacciati, censurati, intimiditi, attaccati per impedire la diffusione di notizie sgradite. Seguendo da vicino la situazione della libertà d'informazione nell'Unione europea, nei paesi dell'allargamento e del partenariato orientale, Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa continua a contribuire al progetto European Centre for Press and Media Freedom (ECPMF) che nel 2016 è entrato nel suo secondo anno di attività grazie al rinnovato sostegno della Commissione europea. 1) la conduzione di una campagna giornalistica insieme a 14 media partner nel sud-est Europa che tenga alta l'attenzione pubblica su questi temi pubblicando e divulgando notizie e approfondimenti; 2) l'ulteriore sviluppo del Resource Centre on Media Freedom in Europe ;
Facebook, la Germania propone multe di 50 milioni contro notizie false e incitamento all'odio online - Wired. Ecco come si crea la disinformazione sui social network - Wired. Le conseguenze di Facebook: le riflessioni di Mark Zuckerberg. Mark Zuckerberg, co-fondatore e CEO di Facebook, ama comunicare attraverso lettere e post, in particolare quando accade qualcosa di significativo. Ha scritto una lettera quando la sua società è diventata pubblica, una quando è diventato padre e adesso ne arriva una che risale allo scorso giovedì, il 16 febbraio. Il testo da 6.000 parole tocca argomenti quali gli affari esteri, la politica statunitense, il valore del giornalismo di alta qualità. La diffusione di questo manifesto sembra dovuta al fatto che Zuckerber si sia reso conto delle conseguenze che la sua mega piattaforma sia stata in grado di comportare.
In questa lettera il CEO di Facebook si è confrontato con il problema a testa alta, scrivendo: “Storicamente, dare voce a chiunque rappresentava un punto di forza, perché consentiva di differenziare le idee condivise, aumentando i punti di vista. Ma l’anno scorso ci è stato dimostrato che sia possibile frammentare il nostro comune senso della realtà. Ecco come difendersi dalle fake news. Il tema delle fake news è uscito dalla nicchia nerd nella quale poteva essere confinato fino a pochi mesi fa ed è diventato ormai argomento di conversazione mainstream.
Le fake news sono notizie false spacciate per vere che molto spesso diventano virali, ovvero molto condivise attraverso i social network. Le fake news che “funzionano” creano sovrapposizioni, mescolano bugie e verità e arrecano due danni: al lettore e al sistema dell’informazione. Da un lato lasciano il lettore disinformato o, peggio, informato male, dall’altro gettano una luce di inaffidabilità nei confronti del sistema mediatico incapace, a volte, di difendersi dalle bufale.
Il tema rimbalza dai due lati dell’Atlantico. Negli Usa i liberal accusano Donald Trump di aver vinto le elezioni alla Casa Bianca grazie all’uso massiccio di fake news virali sui social. Ma c’è un modo per difendersi dalle bugie senza incorrere nel rischio di imposizioni verticali? A volte, però, le notizie false sono più insidiose. Cosa dice la proposta di legge sulle Fake News. Google e Microsoft terranno lontano i contenuti illegali dai risultati di ricerca - Wired. Hate speech: si può fare niente? Raccolta di articoli e spunti dalla rete. Come sopravvivere alle notizie fake su Facebook. Sarà capitato anche voi, mentre scorrete il feed di Facebook e in preda ad un attacco di share compulsivo, di cadere vittima di una notizia falsa, falsissima, fake epocale ma confezionata talmente bene da sembrare più vera di qualsiasi cosa voi abbiate letto fino ad oggi. Rasserenatevi perché anche i migliori sbagliano e tra i centinaia di contenuti che quotidianamente vengono condivisi sui social network i fake sono dietro l’angolo.
Il dato ancora più preoccupante è che a cadere nella trappola della notizia falsa sono veramente in molti. Secondo un Rapporto pubblicato dall’università di Stanford, basato su quasi 8.000 studenti delle scuole superiori e dei primi anni di università, la maggior parte degli adolescenti non è in grado di distinguere una notizia vera da una falsa sui social. Lo studio era focalizzato sulla capacità di analizzare le news lette sui siti, sui feed di Twitter e Facebook, sui commenti dei lettori di forum ma anche su post e foto di blog privati. Hate speech: così l'Europa prova a combatterlo (senza riuscirci)
Un tavolo di lavoro con giganti dell’IT come Facebook, Twitter, YouTube, Microsoft, l’esigenza di confrontarsi con un tema delicato quale quello del flaming, dell’incitamento all’odio razziale, religioso, politico, sessuale e di discriminazioni e abusi a cui ogni giorno sono esposti gli internauti: è così che nel maggio 2016 è nato il primo codice europeo contro l’hate speech. Codice che obbliga le aziende che offrono servizi online a prendere in carico entro 24 ore le segnalazioni di contenuti inappropriati ed eventualmente cancellarli. A che cosa è servito il codice europeo contro l’hate speech? Da allora sono passati oltre sei mesi e dalla Commissione europea giunge un primo bilancio sull’effettivo funzionamento del codice contro l’hate speech.
A dicembre 2016 le segnalazioni erano state circa seicento (i dati sono riferiti all’azione di dodici organizzazioni non governative operanti in nove Stati Membri, ndr). Fonte: Valigia Blu Una definizione (im)possibile… Il digitale siamo noi connessi | I media-mondo. La legge contro le fake news: un misto di ignoranza e voglia di censura – Valigia Blu. [Tempo di lettura stimato: 7 minuti] Bisogna ringraziare la senatrice Adele Gambaro (di ALA-SCCLP) e i 27 co-firmatari del disegno di legge, presentato in conferenza stampa al Senato il 15 febbraio (non ancora assegnato a nessuna commissione), per combattere le “fake news” – meglio, “prevenire la manipolazione dell’informazione online, garantire la trasparenza sul web e incentivare l’alfabetizzazione mediatica”.
Il testo, pur se in bozza (o forse proprio per quello), è infatti il miglior dizionario attualmente disponibile per comprendere come un certo establishment politico (e giornalistico) concepisca Internet e la sua regolamentazione: come lo fraintenda, demonizzi, e cerchi di irregimentare così che diventi un innocuo strumento di trasmissione del consenso, invece che un libero canale di espressione del dissenso.
Parole grosse, si potrebbe replicare; troppo per quella che, come detto, allo stato attuale è solo una bozza. E allora entriamo nel dettaglio della proposta di legge.