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Dante

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Dante e l’Islam. Il rapporto tra il “divino poeta” e la “gente turpa” ha fatto scrivere fiumi d’inchiostro, ma la questione delle fonti arabo-musulmane della Divina Commedia non è risolta.

Dante e l’Islam

A ottant’anni dalle prime stupefacenti rivelazioni di Asín-Palacios è necessario fare il punto sulla situazione. In questa miniatura turca del XVI sec. monaci cristiani ristorano Maometto in viaggio in Siria (Istambul, museo Topkapi). Nel 1919 un sacerdote spagnolo, Don Miguél Asín-Palacios, dotto islamista, docente all’Università di Madrid, pubblicò i risultati di una sua lunga ricerca: La Escatologia Musulmana en la Divina Comedia.

In sintesi, lavorando su testi arabi fino ad allora quasi sconosciuti in Occidente, Asín-Palacios rilevò la somiglianza tra numerosi elementi simbolici presenti nella Commedia dantesca e certi racconti arabi sull’Aldilà, in particolare quello del miraj, l’ascensione al cielo di Maometto. Dal miraj al Libro della Scala di Maometto Nuove prove a favore di Asín-Palacios Bibliografia essenziale. Maometto - La Divina Commedia. Profeta e fondatore dell'Islam, nato alla Mecca intorno al 570 e morto a Medina nel 632 (il vero nome era Muhammad, «il lodato», poi italianizzato in Maometto e talvolta storpiato in Malcommetto, con evidente intento spregiativo).

Maometto - La Divina Commedia

Rimasto orfano e sposatosi con la ricca vedova Khadigia, iniziò la predicazione della nuova religione nel 610, trovando l'ostilità della nobiltà della Mecca. Fuggito a Medina nel 622 (la cosiddetta egira, da cui inizia il calendario islamico), rientrò alla Mecca in armi e fondò lo Stato musulmano, di cui fu leader politico e religioso. Un suo collaboratore scrisse sulla base dei suoi insegnamenti il Corano, testo base della religione islamica.Dante lo colloca tra i seminatori di discordie della IX Bolgia dell'VIII Cerchio dell'Inferno, la cui pena consiste nell'essere fatti a pezzi da un diavolo armato di spada.

L’impronta dell’Islam nella «Divina Commedia» C'è l'impronta dell'Islam nella "Divina Commedia" di Dante, un rapporto complesso e divaricato che va dal feroce e infamante attacco contro Maometto, a un riconoscimento dell'importanza culturale dell'Islam per lo stesso pensiero cristiano medioevale.

L’impronta dell’Islam nella «Divina Commedia»

A ricostruire questo articolato scenario venerdì 27 aprile è stato il professore Raffaele Donnarumma del dipartimento di Italianistica dell'Ateneo per il ciclo dei seminari "Il folle volo – Lezioni dantesche". "I versi su Maometto – spiega Raffaele Donnarumma – sono costati alla 'Commedia' la censura in alcuni paesi islamici, dove il canto XXVIII dell'Inferno è stato cassato dalle traduzioni, o la circolazione del poema è proibita". Una polemica, quella di Dante "islamofobo", che è tornata a riaccendersi anche recentemente. Dopo Dante e l'Islam, il ciclo di seminari "Il folle volo", organizzato dagli studenti di italianistica, continua con altri appuntamenti.

Dante e l’Islam. Home Dante e l’Islam Dante, che riposa venerato a Ravenna, morì nel 1321 a cinquantasei anni di età, dopo aver concluso la Divina Commedia e aver dato una forma sufficientemente chiara all’unica sua opera incompiuta, il Convivio.

Dante e l’Islam

Dante e l’Islam. Nel 1919 Miguel Asín Palacios pubblicava un libro (“La escatologia musulmana en la Divina Comedia”) che aveva fatto subito molto rumore.

Dante e l’Islam

In centinaia di pagine identificava analogie impressionanti tra il testo dantesco e vari testi della tradizione islamica, in particolare le varie versioni del viaggio notturno di Maometto all’inferno e al paradiso. Specie in Italia ne era nata una polemica tra sostenitori di quella ricerca e difensori dell’originalità di Dante.

Si stava per celebrare il sesto centenario della morte del più “italiano” dei poeti, e inoltre il mondo islamico era guardato piuttosto dall’alto al basso in un clima di ambizioni coloniali e “civilizzatrici”: come si poteva pensare che il genio italico fosse debitore delle tradizioni di “extracomunitari” straccioni?

Dante

Espressioni inventate da Dante che usi senza saperlo. Come dicono gli inglesi (quando sono in buona), “gli italiani quando parlano dicono poesie”. Esagerano, ma non troppo: il linguaggio comune che si usa tutti i giorni è pieno di modi di dire, frasi fatte che sono, in realtà, citazioni e versicoli rubati alla Divina Commedia. Poesia pura. Mentre si parla, non sempre ci si accorge di usare parole ed espressioni inventate o diffuse da Dante. Un po’ per abitudine, un po’ per ignoranza. E un po’ perché sono insospettabili. Stai frescoPiù o meno viene usata per dire: “Allora finisce male”. InurbarsiOrmai è quasi vocabolo tecnico per urbanisti, storici e architetti, tanto da passare del tutto inosservato. Dante Alighieri. Perché uno dovrebbe leggere Dante? - Claudio Giunta - Internazionale. Prima di dire quali sono le ragioni per cui ha ancora senso leggere, oggi, la Commedia, diamo un’occhiata alle ragioni che sembrerebbero suggerire la conclusione opposta, e cioè che la Commedia ha fatto il suo tempo ed è ormai – se appena riusciamo a liberarci da tutta la retorica che abbiamo assorbito a scuola – una lettura per eruditi alla stregua, poniamo, dell’illeggibile Roman de la Rose o di tanti altri vecchi libri che fingiamo di amare perché ci hanno detto che è indispensabile amarli.

Prima ragione che può scoraggiare la lettura. Test on-line. ZTE — Zanichelli.