BarCamp Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. BarCamp è una rete internazionale di non conferenze aperte i cui contenuti sono proposti dai partecipanti stessi. Gli eventi si occupano soprattutto di temi legati alle innovazioni sull'uso del World Wide Web, del software libero e delle reti sociali. Il nome di BarCamp si rifà al termine foobar già utilizzato dagli hacker: i BarCamp, infatti, sono nati in risposta ai Foo Camp, una "non-conferenza" annuale, su invito, ospitata dall'editore di testi sul software libero Tim O'Reilly. Voci correlate[modifica | modifica wikitesto] Altri progetti[modifica | modifica wikitesto] Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su BarCamp Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]
La Lettrice Rampante Metaplan Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Un esempio di pannello Metaplan Il Metaplan è una tecnica di facilitazione basata sulla visualizzazione. Nasce nel 1972 in Germania, grazie al lavoro dei fratelli Wolfgang ed Eberhard Schnelle. Si tratta di una tecnica molto utilizzata nella gestione dei processi di comunicazione nei gruppi di lavoro, ed è basata sulla raccolta di opinioni dei partecipanti e la loro successiva organizzazione in blocchi logici fino alla formulazione di piani di azione in cui sono evidenziate le problematiche emerse e delle possibili soluzioni. Il Metaplan è molto usato nella progettazione partecipata e permette ad esempio di gestire con efficacia una discussione di gruppo per l’elaborazione di un’Analisi SWOT (Strenghts, Weaknesses, Opportunities, Threats). Metaplan è un marchio registrato dall'omonima società tedesca, ideatrice della tecnica. I materiali[modifica | modifica wikitesto] Le regole[modifica | modifica wikitesto] Il Metaplan è basato su alcune semplici regole.
Maurizio Muraglia | "Apparteniamo completamente solo all'attimo presente" (C. de Foucauld) Mini guida per convertire gli eventi tradizionali eventi in eventi 2.0 Ultimamente mi sono trovata con molte persone che mi hanno chiesto di trasformare un evento tradizionale in un evento 2.0. Per questo motivo ho pensato ad scrivere una mini guida per l’uso. Obiettivi: Questa guida vi aiuterà a diffondere e promuovere meglio un evento e a raggiugere molte più persone di una maniera molto più economica che con la comunicazione tradizionale. Creare un evento 2.0 vi permetterà anche di potere dialogare online con le persone che non hanno potuto partecipare fisicamente. Prima dell’evento: Creare hashthag dell’evento: Prima di tutto quando cominciate ad sviluppare la idea progettuale dovete cominciare a pensare anche un hasthag che servirà per identificare il vostro evento sui diversi social. Durante evento: Fare foto e taggare a tutti sulla pagina dell’evento. Dopo l’evento: Creazione album su Facebook con le foto ufficiali.Creare Storify eventoCreazione board pinterestReport SocialRaccolta rassegna stampa online Buon Lavoro! inShare24
Didattica della storia | Bibliostoria In questa pagina troverete delle interessanti risorse sulla didattica della storia1. Leggi i i post che pubblichiamo sull’argomento sul nostro blog (clicca sulla colonnina a destra “Categorie”, “Didattica della storia”). 2. ATLANTIDE: STORIE DI UOMINI E DI MONDI Sito della trasmissione di LA7 dedicata a uomini ed avvenimenti che hanno cambiato il corso della storia. BIGnomi Progetto curato da RAI.tv e ospitato sul sito medesimo. CORREVA L’ANNO Portale del programma televisivo in onda su Rai3 dedicato al XX secolo. HISTORY CHANNEL Sito del canale televisivo Sky tematico interamente dedicato alla storia. MELAstudio Web TV realizzata dall’Università degli Studi di Bologna. RAI SCUOLA Sito del canale tematico realizzato da Rai Educational in collaborazione con Rai Teche. RAI STORIA Sito del canale tematico di RAI EDUCATIONAL in onda sul digitale terrestre. SUPERQUARK Sito della trasmissione televisiva SuperQuark, popolare magazine televisivo di scienza, natura e tecnologia. 4. Mi piace:
Narrazione di eventi 2.0 Come gestire i contenuti perchè…”per fare certe cose ci vuole orecchio“! Nel corso degli ultimi anni mi è capitato sempre più spesso di assistere a conferenze, workshop e incontri formativi nei quali mi è stato chiesto di contribuire alla promozione dell’evento facendo live twetting o postando aggiornamenti sui social media per condividere i temi trattati o gli umori della platea. Inizialmente ho affrontato questo compito senza una vera preparazione o un metodo e sin da subito mi sono resa conto dell’errore. aumentare il pubblicoattirare sponsorcondividere conoscenzacreare una connessione emotiva con chi ci segue Per questa ragione mi sono posta 2 domande alle quali cercherò di rispondere in questa serie di articoli: Qual è il modo migliore di raccontare un evento? Gestire i contenuti di un evento oggi richiede un approccio differente, le organizzazioni non sono più le uniche emittenti del messaggio. - essere fra i primi a condividere un’informazione e descrivere ciò che sta accadendo
Loescher Editore - Home Competenze chiave per l'apprendimento permanente Le competenze chiave per l'apprendimento permanente sono una combinazione di conoscenze, abilità e attitudini appropriate al contesto. In particolare, sono necessarie per la realizzazione e lo sviluppo personali, la cittadinanza attiva, l’inclusione sociale e l’occupazione. Le competenze chiave sono essenziali in una società della conoscenza e assicurano maggior flessibilità ai lavoratori per adattarsi in modo più rapido a un mondo in continuo mutamento e sempre più interconnesso. Inoltre, tali competenze sono un fattore di primaria importanza per l’innovazione, la produttività e la competitività e contribuiscono alla motivazione e alla soddisfazione dei lavoratori e alla qualità del lavoro. Le competenze chiave dovrebbero essere acquisite: L’acquisizione delle competenze chiave si integra bene con i principi di parità e accesso per tutti. Otto competenze chiave Un quadro di riferimento europeo per i paesi dell’Unione europea (UE) e la Commissione Contesto
Giap - Il blog di Wu Ming, una comunità di lettori e non solo Finalmente è stato tradotto e pubblicato in Italia uno dei saggi più importanti e più accessibili su Lo Hobbit. Pubblicato in inglese quasi vent’anni fa, Lo Hobbit: un viaggio verso la maturità, dell’americano William H. Green è una lettura critica e approfondita del primo romanzo di J.R.R. Tolkien (ed è anche il libro che ha ispirato il laboratorio tenuto da Wu Ming 4 a Bologna nella primavera scorsa). Green studia l’impianto narrativo del romanzo, ne rileva l’architettura, i temi dominanti, le costanti che ritornano; ma anche le contaminazioni e i debiti con la letteratura vittoriana per bambini e per ragazzi, soprattutto quella popolare di grande diffusione. Ne fornisce poi una lettura psicanalitica che, al netto di qualche rigidità junghiana, presenta brillantemente la storia in chiave di “scoperta del sé” e dialettica tra figura paterna e materna. Il saggio dimostra quanto la previsione di C.S.
Digital Storytelling: Cos’è, come utilizzarlo nella didattica, con quali strumenti si realizza Il Digital Storytelling ovvero la Narrazione realizzata con strumenti digitali (web apps, webware) consiste nell’organizzare contenuti selezionati dal web in un sistema coerente, retto da una struttura narrativa, in modo da ottenere un racconto costituito da molteplici elementi di vario formato (video, audio, immagini, testi, mappe, ecc.). Caratteristiche di questa tipologia comunicativa sono: # il fascino: derivante dal carattere fabulatorio che possiedono le storie, dato che si tratta, fondamentalmente, di racconti; # la ricchezza e varietà di stimoli e significati: derivanti dall’alta densità informativa e dall’amalgama di codici, formati, eventi, personaggi, informazioni, che interagiscono tra loro attraverso molteplici percorsi e diverse relazioni analogiche. # Si tratta quindi di una forma di narrazione particolarmente indicata per forme comunicative come quelle proprie del giornalismo, della politica, del marketing, dell’autobiografia e anche della didattica. 1. 2. 3. 4.1. 4.2.
La lettura dell’opera d’arte La prima volta che ho affrontato l’analisi di un’opera d’arte mi è sembrato di praticare quasi una “vivisezione“, una brutale scomposizione dei vari aspetti dell’opera tale da far perdere all’oggetto artistico ogni suo fascino. Di certo non è un approccio particolarmente emozionante, ma di sicuro un buon metodo di analisi delle opere artistiche è un alleato fondamentale per lo studio della storia dell’arte. Il punto di partenza è quello, molto completo e ben articolato, proposto da Gianni Sciolla nel suo saggio “Insegnare l’arte, proposte didattiche per la lettura degli oggetti artistici”. Download (PDF, 34KB) Ma cosa bisogna inserire nelle varie voci? Download (PDF, 4.3MB) A questo punto l’analisi può essere effettuata in forma di scheda sintetica come questa sulla Venere di Willendorf. Download (PDF, 90KB) Può essere realizzata in forma di mappa come quella in apertura del post e come le altre presenti in questo link.
sito ufficiale di Isabel de Maurissens 16 Maggio 2007 Le story tales possono essere definite come "blended telling stories with digital technology” (Ohler, 2007). Storytelling: narrazione e sceneggiatura Gli elementi essenziali non sono che una semplificazione, un punto da dove cominciare perché ci sono infinite variazioni per costruire una narrazione digitale.I 7 elementi consigliati da Joe Lambert (Jason Ohler descrive il Center for Digital Storytelling diretto da Lambert come la “mecca” per i digital storytellers): Punto di vista. I 7 elementi consigliati da Jason Ohler: Mappa. Il sito di Jason Ohler, molto incentrato sull’uso educativo delle digital story tales, pone l’accento sulla narrazione più che sulle nuove tecnologie: "una buona narrazione farà una buona digital story tale e non il contrario". Le comunità di Digital Tellers Per parlare delle comunità è necessario parlare dei centri di formazione, essi stessi comunità di Digital Storytellers. Anche in Europa si sono sviluppate delle correnti. Note